Il proprietario di un locale di Torino deve rinunciare al porto d’armi dopo una controversia con l’amministratore del condominio per l’utilizzo di una pensilina.
Conviene tenerseli amici. Ma non per i motivi che si adducono di solito. E se non sono i vicini, come nel caso di Vibo Valentia, è l’amministratore. Ciò che emerge dalle sentenze agostane della giustizia amministrativa è la necessità di intrattenere rapporti di buon vicinato se non si vuole mettere a rischio la detenzione dell’arma. Perché è ciò che è successo a un esercente di Torino, privato del porto d’armi dopo una controversia con l’amministratore del condominio in cui possiede un’unità immobiliare. Ormai l’orientamento è chiaro: basta una lite con risvolti giudiziari per subire il provvedimento di questura e prefettura e perdere il ricorso al Tar. Stavolta ci va di mezzo una pensilina che, pur essendo parte comune condominiale, è stata recintata dall’uomo coinvolto che la utilizzava “di fatto in via esclusiva” come pertinenza del proprio locale commerciale. L’amministratore ha richiesto il pagamento di un affitto e la situazione è degenerata, con querele, controquerele e un contenzioso civile vinto dal proprietario del locale.
Tutto risolto? Ma ci mancherebbe. L’amministratore è stato sollevato dall’incarico per via giudiziale e l’assemblea dei condomini si è divisa in due fazioni. E il gruppo che ha preso le parti dell’amministratore ha proceduto a denunciare il condomino per “comportamenti integranti insulti, richieste prepotenti e intimidazioni”. A quel punto è arrivata la revoca del porto d’armi da parte del prefetto, confermata in queste ore dal Tar del Piemonte: non importa che “i fatti [siano] unilateralmente riferiti da terzi in atti di denuncia–querela” e che “il provvedimento [sia] fondato solo sulla testimonianza di un condomino appartenente alla fazione sostenitrice dell’amministratore revocato”. Esiste “un prolungato stato di tensione e conflittualità tra il condomino, l’ex amministratore e almeno alcuni degli altri esercenti commerciali che lavorano nella struttura, aderenti alla fazione favorevole all’operato dell’amministratore revocato”. E visto che la situazione “potrebbe un giorno degenerare in un episodio violento”, il Tar del Piemonte considera giustificata la revoca del porto d’armi.