Lo chiede Unavi, la neonata associazione che raccoglie le vittime di aggressioni violente. È necessario fare pressioni sulla politica.
Per tutelare le vittime di aggressioni violente e spingere le istituzioni a modificare la legge sulla legittima difesa. Chiedendo anche l’introduzione di una specifica assistenza legale e psicologica e diverse forme di sostegno. Sono gli obiettivi per cui si è costituita Unavi, l’associazione che raccoglie le vittime di aggressioni violente presentata al Senato nel fine settimana dalla presidente Paola Radaelli.
Tre anni fa Federica Raccagni , vicepresidente di Unavi, perse il marito dopo che quattro malviventi, sorpresi a rubare nel garage, lo colpirono a morte con delle bottiglie: «Ho dovuto sostenere spese legali, l’assistenza psicologica ai figli che hanno assistito all’omicidio del padre», spiega la Raccagni. Senza che le sia stato fornito «alcun aiuto dallo Stato che peraltro aveva consentito che quei quattro balordi, già denunciati per altre rapine, girassero a piede libero». E la loro condanna è stata mitigata dalle attenuanti generiche. Alla presentazione ufficiale di Unavi sono intervenuti anche alcuni parlamentari tra cui Lucio Malan, Giovanni Mauro e Maurizio Gasparri di Forza Italia, Nicola Molteni della Lega, Giovanna Petrenga (Fratelli d’Italia), Alberto Cominardi (Movimento 5 Stelle), Gianluca Rossi (Pd) e Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia nel governo Gentiloni.