Anche in Svizzera c’è chi, come il Partito comunista, tenta di restringere le maglie della legge che disciplina il possesso e l’utilizzo delle armi.
Monopolio statale sui poligoni; obbligo di custodia delle armi in caserma durante il servizio militare e di restituzione alla fine della leva; obbligo di passare dalle società sportive per l’acquisto di un’arma; istituzione di un registro federale sulle armi; obbligo di provare la necessità di detenere un’arma e la capacità di utilizzarla. Sono queste le proposte del Partito comunista svizzero che fanno capire come neppure nella Confederazione elvetica la discussione sulle armi sia priva di contrapposizioni. Il partito si dice “preoccupato per un malsano culto delle armi che sta prendendo piede nella società e in particolare tra i giovani”. A impensierire il Partito comunista svizzero sono soprattutto “le dimensioni incontrollate del fenomeno”.
Le firme dell’iniziativa “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”
Nel frattempo ha raggiunto quota 120.000 sottoscrizioni la petizione “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico” che ha preso il via la scorsa estate. L’obiettivo dei promotori è vietare alle casse pensione e all’istituto d’emissione di investire nell’industria, e renderlo molto più difficile di adesso a banche e assicurazioni.