Continua il lavoro dell’Ufficio Avifauna Migratoria Federcaccia e della settoriale Acma per trovare una soluzione positiva al divieto dell’uso di richiami vivi per la caccia agli acquatici.
Il divieto è previsto dal Protocollo messo in atto dal ministero della Salute a causa della presenza sul territorio nazionale di focolai di aviaria.
Mercoledì 18 ottobre una delegazione della Federcaccia si è incontrata con il dottor Stefano Marangon e la dottoressa Lebana Bonfanti presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro, Padova, per discutere circa le possibilità di ripristino della deroga che consente l’utilizzo dei richiami vivi appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriiformi.
Dopo un proficuo scambio d’informazioni e valutazioni sulle caratteristiche dell’epidemia e del ruolo dei richiami vivi, i responsabili dell’IZSV hanno espresso la disponibilità a rivedere il divieto in atto, al momento limitatamente alle sole aree non a rischio, permettendo quindi l’utilizzo dei richiami vivi nelle aree non individuate come sensibili per la diffusione dell’influenza aviaria.
Nello stesso tempo, è stata tracciata la possibilità di collaborazione fra mondo venatorio e Istituto per il monitoraggio del virus negli uccelli selvatici da attuarsi nelle aree a rischio, in particolare quelle delle province a più alto tasso di focolai, per determinare con maggior precisione le modalità di contagio negli allevamenti industriali e rurali.
Il parere dello Zooprofilattico è subordinato a una specifica richiesta da parte del ministero della Salute, competente in questa materia. Federcaccia, ritenendo ormai eccessivo il divieto esteso a tutta Italia, si è quindi rivolta al Dicastero per sollecitare una deroga che consenta dal 1° novembre l’uso dei richiami vivi nelle aree non a rischio e richiedere un incontro con i responsabili per discutere le norme di applicazione della stessa.