Nell’ultima edizione di Toghe, la sua newsletter sulla giustizia, Liana Milella mette l’uccisione dell’orsa Amarena in relazione con la diffusione delle armi.
Per Liana Milella, cronista di Repubblica specializzata in giudiziaria, l’uccisione criminale di Amarena, l’orsa simbolo del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha a che fare con la circolazione delle armi nel territorio nazionale.
Nell’ultima edizione di Toghe, la sua newsletter sulla giustizia, si chiede infatti retoricamente se non sia stato «un gravissimo errore consentire il possesso di armi per una giustizia fai da te sugli animali», come se davvero la legge prevedesse questa fattispecie tra quelle per le quali si può chiedere il rilascio della licenza. La frase successiva («Dobbiamo aspettare che venga colpito un bambino per ripensarci?») sottolinea una volta di più che quando si discute di armi l’approccio laico lascia il posto alla retorica; e anziché descrivere il mondo, ed eventualmente suggerire come cambiarlo, si punta soltanto a suscitare emozioni forti.
La violazione delle leggi ha la stessa età della leggi, e dunque della vita umana in forma associata; ed è per questo che ogni legge prevede anche le sanzioni per chi la viola; e per violare le leggi è probabile (frequente?) che si usino le armi.
Ma tutto questo non c’entra niente col possesso legale di armi, né con le ragioni per richiedere la licenza di porto d’armi né con l’autorizzazione, inesistente, a una presunta giustizia fai da te sugli animali concessa a chi, cacciatore o no, dopo controlli profondissimi lo Stato autorizza a portare le armi. È bene ricordarselo; ed è bene che se lo ricordi, e lo racconti, soprattutto chi opera nella comunicazione.
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