A causa dei consumi di TikTok la Nammo, azienda produttrice di munizioni per l’Ucraina, non può ampliare il proprio stabilimento.
Non c’è abbastanza elettricità per entrambi: la tre nuove banche dati che TikTok ha costruito a Hamar (ed entro il 2025 potrebbero sorgerne altre due) impediscono alla Nammo, il produttore di munizioni in comproprietà tra il governo norvegese e la Patria, controllata statale finlandese, di espandere la propria fabbrica di Raufoss, venticinque chilometri più a ovest; l’ampliamento non è però rinviabile, perché con la guerra in Ucraina la domanda di munizioni (se ne producono 6.000 al giorno, l’equivalente dell’ordine annuale di una piccola nazione europea; ma ci sarebbe bisogno di arrivare a 65.000) ha fatto registrare un’impennata. Lo racconta il Financial Times in un articolo firmato da Richard Milne, corrispondente da Oslo.
Al giornale Morten Brandtzæg, amministratore delegato della Nammo, si dice esterrefatto che «la nostra crescita futura sia messa a rischio dalla conservazione di video di gatti»; la Elvia, la compagnia locale che distribuisce l’energia, ha confermato i limiti della rete elettrica e la priorità riconosciuta a chi si presenta per primo. Brandtzæg non si sente d’escludere che non sia una coincidenza che TikTok, cinese, impatti così sulla produzione di munizioni destinate anche all’Ucraina.
In questo momento storico la domanda di munizioni per artiglieria è quindici volte più alta del normale; secondo Brandtzæg per rispondere alla domanda dell’Ucraina l’industria europea delle munizioni avrebbe bisogno d’investire due miliardi d’euro in nuovi stabilimenti produttivi. Evidentemente dove l’elettricità non la consuma tutta TikTok.
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