L’Uits prende posizione sul furto dell’arma impiegata nella strage di Fidene.
La pistola impiegata nella strage di Fidene è stata rubata da un poligono di tiro. Ciò chiama l’Uits «a un atto di responsabilità nel contribuire a individuare ogni possibile disfunzione»; d’altra parte l’Uits ricorda che non dispone di poteri di polizia, e che il proprio ruolo verte essenzialmente sulla redazione dei regolamenti tecnici e sulla vigilanza.
L’autore del triplice omicidio era iscritto al Tsn e in possesso del certificato d’idoneità: avergli consegnato un’arma per un’esercitazione rientrava dunque tra le procedure consentite; la circostanza «assolutamente deprecabile è che abbia portato l’arma con sé e che il personale di servizio non abbia avuto modo di fermarlo prima che lasciasse la struttura».
In attesa della fine delle indagini Costantino Vespasiano, presidente dell’Uits, s’impegna a spingere perché «le misure di sicurezza e l’azione [con cui si verifica che siano rispettate] siano quanto più stringenti possibili». È vero d’altra parte che le sezioni Tsn «sono sospese su un crinale malfermo»: di fatto chiunque «può maneggiare un’arma all’interno della sezione senza che l’autorità pubblica segnali chi non è affidabile».
Nel frattempo il presidente del Tsn di Roma s’è autosospeso; il consiglio direttivo nominerà un vicepresidente chiamato a gestire l’ordinaria amministrazione; il procuratore federale, il segretario generale dell’Uits e due esperti indicati dal ministero della Difesa avvieranno quanto prima un’indagine amministrativa su quanto accaduto.
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