Il giudice Lasnik, della corte distrettuale di Seattle, ha firmato l’ordinanza che di fatto sospende l’accordo tra Defense Distributed e il dipartimento di Giustizia americano. Almeno per adesso, niente stampa 3D di armi.
L’ordinanza firmata dal giudice Robert Lasnik impedisce al portale Defense Distributed di condividere online i modelli per la stampa 3D di armi. Almeno per il momento. Gli appassionati aspettavano con particolare interesse il 1° agosto, data in cui la pubblicazione dei materiali sarebbe dovuta riprendere. Ma, nel pomeriggio di ieri, quando dunque in Europa era già notte, dalla corte distrettuale di Seattle è arrivata la sospensiva. E infatti su Defense Distributed è tutto fermo. Ma non immutabile: evidentemente in segno di protesta, è stata capovolta l’indicazione della data che, secondo Cody Wilson, avrebbe segnato una nuova era nel mondo del web e delle armi. Wilson, ideatore del progetto e proprietario della piattaforma, aveva raggiunto un accordo stragiudiziale col dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Le voci sullo stop alla stampa 3D di armi
L’Associated Press, che per prima ha battuto la notizia intorno alle 3 locali del pomeriggio di martedì (mezzanotte in Italia), scrive che il giudice Lasnik ha motivato la propria decisione col pericolo di “danni irreparabili”. Bob Ferguson, attorney general dello Stato di Washington, definisce l’ordinanza «una totale vittoria». Nel frattempo, i parlamentari democratici chiedono a Donald Trump di revocare l’accordo tra l’amministrazione statunitense e Defense Distributed. Trump ha fatto sapere di starci pensando: rendere disponibili pistole stampate tridimensionalmente «non sembra avere un gran senso», ha twittato Mr. President.