La Star Mms cal. 7,63 Mauser è stata una pistola tutto sommato tradizionale, ma molto peculiare perché rispecchia la mentalità e il modo d’intendere le pistole in una determinata epoca, i primi del Novecento. Vediamola meglio, anche perché lo merita: è splendidamente realizzata
La rivoluzione balistica dei primi del Novecento fu veramente notevole grazie a diversi fattori concomitanti: i progressi nei materiali e nella metallurgia hanno permesso di rendere sopportabili le pressioni di cartucce più moderne e performanti; questa rivoluzione è stata favorita dal passaggio dalla polvere nera a quella infume, che ha reso possibile una miniaturizzazione delle cartucce stesse. Da lì sono poi nate le cartucce con collo a bottiglia, per permettere di spingere a velocità molto sostenute palle relativamente leggere. Il capostipite funzionante di questo passaggio è il 7×57 Mauser (calibro straordinariamente attuale ancor oggi, nonostante sia nato nel 1892) da cui è seguito tutto il resto. Questa breve introduzione è necessaria per spiegare un ulteriore passo: si è cercato infatti di riproporre gli stessi progressi ottenuti nel campo delle armi lunghe in quelle corte (almeno in ambito europeo).
La dimostrazione di ciò è quel gioiello che risponde al nome di Borchadt che si è poi evoluto rapidamente nella Luger (altra meccanica da orologiaio) e nella Mauser C96. Sono tutte pistole semiautomatiche (settore nel quale il Vecchio Continente è stato grandissimo precursore) nate prima del 1900, e caratterizzate da munizionamento a collo di bottiglia, per cercare di spingere alla massima velocità possibile palle di diametro abbastanza contenuto (7,62 mm) e peso di conseguenza leggero (93 grs, circa un terzo di quello delle ogive normalmente usate nei revolver dell’epoca). Pur se con tutti i limiti dell’epoca (stiamo parlando di vero pionierismo delle armi da fuoco), bisogna ammettere che i concetti intrapresi erano assolutamente corretti e (con le dovute revisioni) attuali. Le pistole semiautomatiche sono la base degli armamenti moderni, e calibri relativamente veloci sono quelli ancora utilizzati: dopo anni di diatribe e di polemiche, la maggior parte delle forze di polizia sta abbandonando il glorioso .45 Acp e il “moderno” .40 S&W in favore del 9×19, ovvero quel 9 mm Luger disegnato in Germania nel 1902…
Pistole con calciolo in legno
Ma ora analizziamo la situazione sotto un altro aspetto. Al di là del punto di vista balistico, la pistola di per sé raramente aveva per l’utente europeo una certa importanza, soprattutto in ambito militare: era infatti considerata soprattutto un oggetto decorativo e di prestigio, in quanto l’arma lunga è molto più efficace; inoltre, l’addestramento con l’arma corta è decisamente più semplice. Non è un caso che le migliori pistole dell’epoca (come le tre già citate) avessero un accessorio ritenuto fondamentale per essere ritenute valide: un calciolo di legno che permettesse d’imbracciarle come una carabina, estendendo così la controllabilità al fuoco e in mira, estendendo la capacità di utilizzo dell’arma.
E non fa eccezione questa meravigliosa pistola spagnola: ci tengo a dire “meravigliosa”, perché riguardo alle armi prodotte nella penisola iberica si pensa a prodotti dozzinali e di basso costo; se nella media è anche vero, in realtà esistono grandiose eccellenze, visto che le maestranze sono ben qualificate. La Star Mms ne è un esempio perfetto. È decisamente l’ammiraglia dell’azienda, ed è basata su una meccanica 1911 rivista e corretta in alcuni dettagli, per esempio: eliminazione della sicura dorsale (male per la sicurezza di maneggio, ma credetemi che l’impugnabilità è ancora migliorata), un diverso sistema di estrazione (più robusto) e alcuni cambiamenti nella catena di scatto, che è altrettanto netta ma più semplice, con un peso di sgancio decisamente inferiore rispetto ai modelli militari americani; inoltre, il grilletto è decisamente più lungo, migliorando notevolmente il trigger reach. Per il resto l’impostazione rimane immutata: canna oscillante sulla bielletta, risalti di tenuta tra il carrello e la canna, e il classico bushing anteriore; inoltre, i giochi sono ridottissimi, più degni di una 1911 Custom che di una di grande serie.
Una pistola di qualità
Del resto la qualità delle lavorazioni si vede benissimo anche nelle finiture superficiali: piani tirati a specchio e nettissimi, scritte delicate e precisissime, brunitura molto profonda tendente al blu, mentre la minuteria (grilletto, estrattore) è lasciata lucida, il cane è stato piacevolmente tartarugato. Le guancette originali dell’arma sono in bachelite rosso mattone, che in quest’esemplare sono invece state sostituite con quelle opzionali in noce di buon colore e meravigliosamente zigrinate: rete molto fitta, ma cuspidi che non risaltano troppo e non danno per nulla fastidio. Il bocchettone è ben svasato per permettere un più agile inserimento del caricatore. La sicura come detto è solo manuale: niente sicura dorsale, né al percussore o al caricatore; di buono ha che il leverino aggancia il cane disconnettendolo completamente dalla catena di scatto; a differenza delle 1911 americane, è possibile inserire la sicura anche a cane abbattuto. Ovviamente il cane ha mezza monta. Piccola nota storica: per il mercato estero ne fu approntato un modello a fuoco automatico.
Derivata dalla Mauser C96
Ma fino a qui potrebbe sembrare solo un clone, seppur molto ben realizzato, della classica 1911, e tutta l’introduzione che ho fatto sarebbe inutile, o quanto meno fuori tema. Così non è, perché questa pistola è proprio l’incarnazione dei concetti europei applicati alla classica meccanica americana. Non ci vuole grosso ardimento per dire che la musa ispiratrice è stata la Mauser C96, dalla quale mutua sia il calibro che il calciolo-fondina. La cameratura infatti è la vecchia (già allora) 7,63 Mauser: 7,62 mm di palla per 25 mm bossolo fortemente a bottiglia. Ha una conformazione sinuosa e addirittura sensuale (questo ovviamente è un parere personale), ma le prestazioni sono decisamente impressionanti: già alla sua nascita (1896) riusciva a produrre ben 450 m/s.
Come si accennava, altra peculiarità che richiama la Mauser è il calciolo fondina in legno: aprendo lo sportello sul fondo, infatti, si accede al vano interno scavato a misura per contenere la pistola (piccola nota: con le guancette in legno, che sono più spesse, non si riesce a inserire l’arma nel calciolo); una sorta d’imbragatura in cuoio permetteva poi di appenderla alla spalla per il trasporto. Sinceramente, come fodero lascia molto a desiderare: l’arma all’interno del vano sbatte rumorosamente, e tutte le corregge applicate sono poco pratiche; queste tra l’altro, essendo di materiale non molto resistente, ne sono sopravvissute pochissime (di originali, intendo) così come per la pistola qui descritta non è mai stata costruita.
Dalla parte opposta dello sportello abbiamo invece la rotaia che va a inserirsi nel dorsalino della pistola, in modo da trasformarla in una mini carabina. Naturalmente c’è un po’ di gioco, sia per semplificare la costruzione sia per velocizzare montaggio e smontaggio; è comunque proficuamente utilizzabile: per chi lo vuole utilizzare, conviene tirare leggermente la pistola da un lato durante la fase di scatto, in modo da recuperare il gioco. Questo alla fine la Mms in sintesi: è la somma di tutte le migliori trovate in ambito armiero e balistico di due continenti. Oggi chiaramente parecchi concetti sono superati, ma rimane un pezzo di storia, in particolare di un periodo di grande fermento; inoltre, aspetto non secondatio, è realizzata benissimo.
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