Il Tar di Torino ha convalidato la decisione della prefettura: niente porto d’armi per un cacciatore del luogo.
Uno sparo di troppo può costare caro. Anche se è rivolto in aria ed esploso per difendere il proprio cane da un’aggressione. Il Tar di Torino ha confermato la decisione della prefettura. E arriva dunque la revoca del porto d’armi venatorio per un cacciatore coinvolto suo malgrado in un fatto di cronaca nell’ottobre 2012. La ricostruzione delle varie versioni e ritrattazioni rilasciate nel corso del processo delinea un quadro abbastanza preciso: l’uomo aveva sparato un colpo in aria perché nel corso di una battuta di caccia uno dei propri cani, ancora cucciolo, era stato aggredito da un cane sconosciuto “che il ricorrente aveva inteso, con lo sparo, intimorire affinché ponesse fine all’aggressione“.
Nonostante l’archiviazione del procedimento penale, il Tar concorda col questore sull’opportunità di negare all’uomo coinvolto il rinnovo del porto d’armi: quello sparo configura a tutti gli effetti “un uso improprio dell’arma, indice di capacità di abusarne“. Questo comportamento “non è conforme alla licenza, rilasciata unicamente a uso caccia“. E documenta la “consapevolezza del potere intimidatorio delle armi“. Quindi si considera un rischio per la sicurezza pubblica continuare a lasciargliele detenere.