Vide ladro e sparò in aria: Consiglio di Stato gli rende il porto d’armi

Non c’è automatismo tra sparo in aria e giudizio d’inaffidabilità: il Consiglio di Stato riforma la decisione del prefetto vidimata dal Tar.

Non c’è automatismo tra sparo in aria per mettere in fuga un ladro e revoca del porto d'armi: il Consiglio di Stato riforma la sentenza del Tar lombardo.
© Marian Weyo (foto d’archivio)

In particolari condizioni (“abitazione isolata, tentativi di furto precedenti”) lo sparo in aria per mettere in fuga un ladro non rappresenta un motivo sufficiente per formulare il giudizio d’inaffidabilità nei confronti del titolare del porto d’armi. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato restituendo la pistola a un mantovano al quale prefetto prima e Tar della Lombardia poi avevano revocato il porto d’armi. Scarna, come di consueto, la motivazione addotta dai magistrati che però sanciscono un principio difficilmente contestabile d’ora in poi: non c’è automatismo tra una condotta messa in atto in situazione d’emergenza e la revoca del porto d’armi. Bisogna valutare caso per caso, considerando “le peculiari modalità del fatto”.