La nuova Sig Sauer X-Short Pro PDT, con canna da 4,4 pollici, è pronta per la categoria Production, ma anche per il sano divertimento in poligono. È un’arma di alta qualità, robusta e particolarmente sicura grazie all’abbatticane
Non conosce tregua la fortuna della sigla P226: da quando fu lanciata, negli anni Ottanta, è stata declinata in numerose versioni. L’ultima è la X-Series, una gamma di pistole semiautomatiche (nove modelli base, e sette modelli allestiti con accessori e configurazioni per discipline sportive specifiche) basate sullo storico modello dell’azienda svizzero-tedesca, con una modularità che consente di allestire un’arma su misura di elevata qualità, e diluendo le spese per gli accessori in più tempo. Grazie alla cortesia dell’importatore Bignami di Ora, abbiamo provato la X-Short, così chiamata perché dispone di una canna da 4,4 pollici (112 mm), invece di quella da 5 delle X-Five o di 6 delle X-Six.
Erede della P220
Le armi Sig Sauer nacquero negli ormai lontani anni 70 dalla sinergia tra la svizzera SIG e la tedesca Sauer & Sohn. La prima pistola a essere presentata dal nuovo sodalizio fu la P220: nel nome intendeva rifarsi alle leggendarie P210, ma nella sostanza rompeva decisamente con il passato ed era un concentrato di soluzioni al tempo inusitate che sorpresero gli appassionati delle super accurate e rifinite vecchie ordinanze svizzere. Tra le maggiori “eresie”, il fusto in lega leggera, il ricorso massiccio a minuterie tranciate e, soprattutto, la costruzione separata di carrello e otturatore, realizzati rispettivamente in lamiera stampata e dal pieno. L’arma fu presentata nei primi anni 70, quando già la sola presenza della lega leggera faceva storcere il naso ai puristi. Sotto il punto di vista della funzionalità, al tempo non c’era quasi nulla di equiparabile e la grossa semiautomatica della Sig Sauer si fece immediatamente notare, ricevendo giudizi altamente positivi e venendo adottata da parte di eserciti e forze di polizia in mezzo mondo, dall’Europa al Giappone. Grazie alla realizzazione separata di carrello e otturatore, la P220 poteva essere camerata per diverse munizioni semplicemente sostituendo la canna, il blocchetto otturatore e il caricatore, con notevoli risparmi produttivi; i calibri disponibili erano 9 Parabellum, .38 Super Auto e .45 ACP, e proprio questi ultimi, con le loro dimensioni, dettavano la geometria del fusto, che rimaneva lo stesso per tutte le cartucce alle quali si aggiunse, per il mercato italiano, la 7,65 Parabellum.
Ben presto ci si accorse che il calibro più richiesto nelle varie parti del mondo era il 9 Parabellum, munizione per la quale le dimensioni della P220 erano inutilmente esuberanti, e quindi, in occasione dei test dell’esercito americano per sostituire la Colt 1911 (inizio anni Ottanta), Sig Sauer introdusse la P226 (uscì sul mercato civile nel 1983), progettata proprio intorno alla cartuccia 9×19 e a un robusto caricatore bifilare da 15 colpi. La linea fondamentale rimaneva quella della P220, così come le caratteristiche costruttive, basate sulla realizzazione separata di carrello e otturatore. È storia nota come si conclusero i test statunitensi: in finale arrivarono solo la P226 e la Beretta 92 che fu scelta, infine, come nuova arma di ordinanza. Nel verdetto la tedesca fu svantaggiata da un prezzo finale (comprensivo del costo puro dell’arma e del programma d’assistenza post vendita) superiore a quello della semiautomatica italiana. La Sig Sauer non andò quindi ad armare i soldati americani, evento che avrebbe probabilmente potuto dare un impulso diverso alla storia dell’azienda, ma uscì dai trial con una reputazione altissima che ne favorì il successivo successo commerciale e l’adozione da parte di numerose unità militari, non ultimi i Navy Seal, l’FBI e numerose agenzie di polizia tra cui i Texas Ranger, la stradale dello Stato dell’Ohio e la polizia del Michigan. È stata molto apprezzata anche al di fuori dei confini americani e lo testimoniano l’adozione da parte del Grenzschutzgruppe 9 (l’unità di élite anti-terrorismo e operazioni speciali della Polizia Federale Tedesca) e del britannico SAS (Special Air Service). La P226 uscì sul mercato civile nel 1983.
Semplice ma funzionale
La P226 continua a sfruttare il funzionamento inventato negli anni Ottanta. Anche la X-Short è una classica pistola semiautomatica full-size nata per impiegare un caricatore bifilare e composta da un carrello e un fusto, entrambi in robusto acciaio. All’interno del fusto sono affogati un tassello d’acciaio che interagisce con l’appendice della canna per consentirne lo svincolo dal carrello e la rampa d’alimentazione, in maniera tale che le maggiori sollecitazioni causate dallo sparo e dal ciclo d’alimentazione vengono distribuite tra metalli ad alta resistenza; l’unica sollecitazione cui il fusto è soggetto, infatti, è lo scorrimento del carrello sulle guide che sono a tutta lunghezza.
L’arma dunque opera sfruttando un sistema di chiusura geometrica a corto rinculo di canna d’ispirazione Browning ma modificato; il vincolo tra la canna e il carrello nel primo tratto del moto retrogrado che consegue allo sparo, anziché essere assicurato dai risalti macchinati sulla parte superiore della canna e il cielo del carrello, è garantito dalla sezione allargata della culatta che impegna la finestra d’espulsione. Il sistema, ideato da Sig, non presenta svantaggi rispetto all’originale e, come testimonia l’impiego in molte armi di concezioni moderna, è gradito tanto ai progettisti quanto al pubblico degli acquirenti.
Senza sicure manuali
L’ingegneria della P226 X-Short riflette uno spirito moderno. Quattro sono i sistemi di sicurezza impiegati; accanto alla leva abbatti-cane posta sul lato sinistro del fusto, la X-Short è equipaggiata di monta di sicurezza e di una sicura automatica che disconnette la catena di scatto. Mancava sul modello provato la sicura automatica al percussore.
La leva di disarmo, disponibile su una varietà di armi contemporanee e non a caso anche sulla Beretta 92, non è un’invenzione recente: apparve per la prima volta sulla Sauer 38H addirittura prima del Secondo conflitto mondiale. L’insieme dei dispositivi di sicurezza consentono di portare l’arma in condizioni di assoluta sicurezza con il colpo in canna e il cane abbassato. In questa condizione è interrotta la continuità del percussore e garantita la massima sicurezza anche in caso di caduta della pistola.
L’arma non è provvista di sicurezze manuali. L’azione è mista, doppia e singola; Sig Sauer ha comunque brevettato un sistema proprietario in sola doppia azione chiamato DAK (Double Action Kellerman), disponibile sulla 226 così come sulla primitiva 220 e sulle più recenti 229 e 239.
Il dispositivo fornisce una pressione di sgancio più morbida per quanto riguarda il primo colpo in doppia azione (2,9 kg contro i 4,5 kg della doppia azione classica) e la possibilità di sganciare i colpi successivi con uno sforzo pari a 3,8 oppure a 2,9 kg. La versione standard prevede una pressione di sgancio del colpo in azione singola pari a circa 1,8 kg.
Nata per le gare
La X-Short è ideata per concorrere nella categoria Production del circuito IPSC e, come tale, ha ottenuto la qualifica di arma sportiva. Realizzata totalmente in acciaio, particolare che la rende molto resistente all’usura, è provvista di una slitta porta-accessori di tipo Picatinny 1913 nella dust cover.
Monta una tacca di mira Sig Sauer registrabile in alzo e guancette in polimeri che, se da una parte sono un ottimo ausilio in fase di tiro, ne impoveriscono l’aspetto. Al tiro, la P226 X-Short è docile, presenta un impennamento e un rinculo molto contenuti, grazie alla struttura robusta tutta in acciaio. Tenerla tra le mani dà la sensazione di avere una pistola massiccia in grado di fagocitare numerosi colpi (Sig Sauer la garantisce per 20mila).
E l’elsa maggiorata consente di poggiare con decisione il dorso dell’impugnatura sull’eminenza tenar della mano, contribuendo ad abbassare un po’ l’altezza della canna rispetto alla linea del braccio. Gli organi di mira consentono una corretta acquisizione del bersaglio, con una giusta luce nella tacca ai lati del mirino, innestato a coda di rondine. Ben dimensionati ci sono parsi i comandi sul lato sinistro: le leve dell’hold-open, dell’abbatticane e il pulsante di sgancio del caricatore sono grandi a sufficienza per affrontare una gara in velocità. Alla fine ottenere ottime rosate a mano libera non è stata un’operazione così complessa.
Da Armi Magazine luglio 2014 di Gianluigi Guiotto
Sig Sauer P226 X-Short cal. 9x21IMI
Produttore: Sig Sauer, www.sigsauer.de
Distributore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.it
Modello: X-Short
Calibro: 9x21IMI
Azione: SA/DA
Canna: 112 mm, a 6 righe destrorse
Sicura: esterna, con leva abbatticane
Numero di colpi: 15
Mire: tacca regolabile basso profilo due punti a contrasto
Scatto: circa 1,8 kg in singola azione
Impugnatura: guancette in polimero
Materiali: fusto e carrello in acciaio
Finitura: nero Nitron antiriflesso
Dotazioni di serie: caricatore di ricambio
Dimensioni: 209x151x44 mm
Lunghezza linea di mira: 165 mm
Caricatore: bifilare da 15 colpi