Sig P210, precisione svizzera nell’arma corta

Sig P210, precisione svizzera nell’arma corta

Ecco le caratteristiche salienti della Sig P210, quella che è stata l’arma da fianco di polizia ed esercito svizzero per oltre due decenni. Vediamone pregi e difetti, se difetti possono essere definiti

La proverbiale precisione svizzera nella meccanica (che ha il suo apice nella produzione di orologi) si riflette anche nella costruzione delle armi, sia lunghe sia corte. Meccaniche raffinate e complicate: si pensi alla complessità del Rubin Schmidt oppure all’Stg 57 sul versante delle carabine, per non parlare delle meravigliose Luger svizzere, considerate tra le più belle e precise in assoluto (questo è dovuto anche al fatto che sono sempre state usate da tiratori e comunque utenti ben formati, oltre a non aver mai visto un campo di battaglia, nemmeno in fotografia). Nel secondo dopoguerra, quando la pur splendida Luger è stata effettivamente considerata obsoleta e, probabilmente, anche un po’ vista la sconfitta delle Germania, si apre un bando per una nuova arma da fianco.

È così che vede la luce la Sig 210, quelle che è probabilmente la più raffinata pistola militare mai prodotta dagli anni ’50 a oggi; in realtà gli studi incominciarono a metà degli anni ’30, ma le sperimentazioni sono durate una quindicina d’anni, probabilmente anche a causa della guerra che ha generato ovvi e comprensibili ritardi. Nella realtà pratica è fin troppo raffinata e “perfetta”: decisamente è un pezzo molto più a suo agio sui campi da tiro che in teatro operativo; in particolare per le sue guide (molto lunghe per altro), che sono talmente strette nelle tolleranze da essere realmente a rifiuto d’olio. Mi ricordo un aneddoto di diversi anni fa: la lubrificai con un olio non molto raffinato e la lasciai a risposo per un lungo periodo; quando la ripresi in mano, la parte volatile del lubrificante era evaporata, e quel poco di residuo (nemmeno incrostato, solo addensato), impediva lo scorrimento tra castello e fusto.

Si è reso necessario smontare l’arma e ripulirla con un buon solvente. Anche la camera di scoppio ha tolleranze veramente match: addirittura non tutte le munizioni commerciali vengono caricate correttamente (le preferite in assoluto rimangono le Winchester) almeno parlando dell’esemplare oggetto di queste note che, come i primi lotti importati, è nello splendido 7,65 Parabellum che, con il suo collo a bottiglia, è tanto preciso e piacevole da sparare quanto ostico da camerare (e ricaricare). Per concludere il discorso sull’accuratezza della pistola, non solo a livello meccanico, ma anche a livello balistico, basti pensare che le armi erano consegnate con test di precisione effettuato in morsa a 50 metri, sul retaggio delle vecchie Luger che erano testate a quella distanza. A differenza della Luger (e questo è un passo indietro), ritorniamo allo sgancio del caricatore alla base dell’impugnatura.

Le varie versioni

Erano disponibili diverse configurazioni di questa eccezionale pistola (quasi tutte piccole varianti, in realtà, nulla di sostanziale), tutte molto semplicemente descritte da un numero, che seguiva la dicitura del modello e che era separato un trattino. Il modello preso in esame è una P210-6 (convenzionalmente letto come 210 barra 6). È  giusto ricordare che i modelli costruiti per esercito e polizia hanno la lettera ”A” (che sta per Armé), mentre quelli destinati al mercato civile hanno la matricola preceduta dalla lettera “P” (che in questo caso è l’iniziale di Privat)). Si possono trovare anche i suffissi “D” (costruiti per la polizia tedesca) e “HTK” (destinate invece a quella danese).

  • P210-1: modello base, con tacca fissa e finitura lucida, guancette in legno zigrinato (nei primi modelli con solcature orizzontali disegnate parallelamente alla canna);
  • P210-2: modello base, con tacca fissa e finitura sabbiata, guancette in bachelite zigrinata;
  • P210-3: militare, con tacca fissa e finitura sabbiata, guancette in legno zigrinate e avvisatore di colpo in camera;
  • P210-4: per polizia tedesca e danese, con tacca fissa e finitura sabbiata, guancette in bachelite zigrinata, avvisatore di colpo in camera e priva dell’anello porta correggiolo sulla guancetta sinistra;
  • P210-5: modello da tiro, con tacca regolabile e finitura sabbiata, guancette in bachelite zigrinata ma soprattutto con canna allungata (150 mm contro i 120 della versione standard), e scatto ancora migliorato;
  • P210-6: altro modello da tiro, con tacca regolabile e finitura sabbiata, guancette in bachelite zigrinata, scatto come modello precedente;
  • P210-7: rarissimo modello in solo .22 Lr e costruita in meno di 400 esemplari;
  • successivamente a queste versioni che sono le primogenitrici, ne abbiamo alcune, comunque interessanti ma non paragonabili a queste per livello di rifiniture, soprattutto long slide (carrello allungato a 6 pollici).

Conclusioni

Questa in estrema sintesi la storia della P210, pistola che è rimasta al fianco delle forze della Confederazione Elvetica dal 1949 al 1975, quando fece il suo prepotente ingresso in campo la Sig Sauer P220, pistola molto meno raffinata, ma veramente affidabile: si è passati da un attrezzo da tiro a uno veramente militare, o meglio M&LE, che sta per Military and Law Enforcement, per essere  un po’ più Tacticool. Che dire, se devo andare in poligono è sicuramente più appagante una P210, ma nella malaugurata ipotesi che dovessi andare in guerra, sceglierei P220 (o una delle sue evoluzioni) per tutta la vita.