Il Tribunale di Bellinzona ha condannato un fabbricante d’armi che aggirava il divieto d’esportazione in Kazakistan passando dalla Nuova Zelanda
A Roma per il Mugello, verrebbe da dire. Ma non perché non si rinvenisse dove fosse. Tutt’altro. Un fabbricante di armi svizzero ha ritirato il ricorso al Tribunale di Bellinzona e di fatto ne ha accettato la sentenza per l’infrazione della legge federale sul materiale bellico. L’uomo, di Thun, era stato accusato di aver dichiarato il falso quando esportava armi fuori dalla Confederazione. Dichiarava di farle arrivare in Nuova Zelanda quando invece l’Oceania era solo zona di passaggio. Di lì, questa l’accusa, le armi tornavano indietro per raggiungere il Kazakistan. Vista la situazione del Paese, nel 2008 la Segreteria di Stato dell’economia non aveva concesso l’autorizzazione per Astana. Nella lista figuravano 6 fucili di precisione, 18 lanciagranate e 1020 bombe fumogene destinate all’unità antiterrorismo Arystan. Nel 2014 al fabbricante d’armi era stata inflitta la sanzione di 3000 franchi (circa 2.800 euro). Dopo il ritiro del ricorso il giorno stesso della sentenza, il giudice unico ha deciso che la pena pecuniaria resta valida. In più, l’uomo dovrà risarcire la Confederazione per un importo pari a 30.000 franchi (circa 28.000 euro). Il tutto si aggiunge a 10.000 franchi (circa 9.300 euro) di spese processuali.