Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, ha ripreso a digiunare per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione delle carceri e spingere la politica a discutere la proposta di legge di iniziativa popolare sulla riforma della legittima difesa.
Aumento della pena per violazione di domicilio, niente eventuale risarcimento ai ladri, eliminazione del reato di eccesso colposo di legittima difesa. Sono questi i principi ormai noti a sostegno della legge di iniziativa popolare per la quale Aldo Di Giacomo, segretario generale del SPP, ha ripreso lo sciopero della fame. La rimodulazione della norma sulla legittima difesa non è l’unico motivo per cui il numero uno del Sindacato Polizia Penitenziaria sta digiunando, ma rappresenta uno dei fulcri della sua azione dimostrativa, atta a evidenziare come per responsabilità della politica “nel nostro Paese non [ci sia] più alcuna distinzione tra vittima e carnefice”.
La proposta di legge di iniziativa popolare promossa anche dal SPP ha raccolto circa 2.300.000 sottoscrizioni. Di Giacomo fa sapere che i promotori chiederanno “ai presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato di assicurare una corsia privilegiata all’esame [della proposta], perché venga approvata prima della fine della legislatura”. Lo sciopero della fame di Di Giacomo serve inoltre a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni in cui si lavora nelle carceri e in generale sull’emergenza sicurezza.