Queste righe, più che un test, sono impressioni di utilizzo di questa ottica Schmidt & Bender usata per testare due carabine, una semiautomatica e una bolt-action, entrambe in calibro .308 Winchester.
Lo Schmidt & Bender PmII Ultra Short 3-20×50 si pone ai vertici sul mercato nel settore di appartenenza. Quello delle nuove ottiche professionali compatte o “short” per dirla all’americana.
Intendiamoci, la proposta “compatta” del produttore tedesco non è propriamente tascabile, ma rappresenta comunque una riduzione di peso e ingombro rispetto alla classica serie PmII standard.
Dopo anni di evoluzione, anche in chiave dimensionale, i produttori si sono accorti che non era sempre agevole e conveniente equipaggiare armi da fuoco militari con sistemi ottici che aggiungevano chili di peso. La qualità delle lenti e dei trattamenti superficiali delle stesse ha raggiunto un livello tale che, ridisegnando lo schema ottico interno, si possono raggiungere prestazioni di vertice con dimensioni minori.
Tubi più corti, sebbene di grande diametro (questo è da 34 millimetri); oculari molto grandi, per non sacrificare una nitida visione e l’acquisizione dei bersagli; campane corte, con lente frontale di diametro adatto a garantire buona luminosità, anche in condizioni precarie.
I modelli Ultra Short
Queste le tre direzioni che hanno percorso Schmidt & Bender e pochi altri produttori per giungere ai modelli “compatti”, qui chiamati Ultra Short.
I produttori di armi destinate agli operatori professionali hanno fatto la loro parte, eseguendo ampi sviluppi per ottenere buone prestazioni balistiche, contenendo peso e dimensioni. Oggi un compatto urban sniper a otturatore girevole scorrevole serve egregiamente per coprire ingaggi fino a 600 metri. Lo stesso si può dire di armi semiautomatiche, che con opportuni adattamenti (canne di profilo e qualità match, calcio regolabile), servono anche come marksman rifle.
Era logico continuare a montare ottiche lunghe mezzo metro, e più pesanti di una pistola in acciaio con scorta di munizioni? Evidentemente no, tant’è che le ottiche short ad elevate prestazioni si sono subito ritagliate la loro buona fetta di mercato, nonostante i costi tutt’altro che popolari.
Presentazione del prodotto
Lo Schmidt & Bender Ultra Short è contenuto in una scatola di cartone bianca con grandi scritte nere. A corredo un libretto di istruzioni molto chiaro, in tedesco e in inglese (24 pagine), che copre ogni aspetto di utilizzo e spiega anche l’uso del reticolo per stimare le distanze, e due coprilenti a scatto di ottima qualità della Tenebraex.
Il mio esemplare era già montato su un attacco monolitico Era-Tac (gruppo Recknagel), di robustezza pari o superiore a quella dell’ottica. È anche questo un complemento professionale, costruito per accompagnare il cannocchiale per l’intera vita operativa, di fattura non raffinata come gli Spuhr che avevo avuto modo di provare sul precedente Schmidt & Bender PmII standard, ma solido come una roccia.
Oculare e obiettivo
Questi due elementi sono ottimamente implementati e si armonizzano con il profilo dell’ottica.
Sull’oculare una ghiera di buona manovrabilità varia la focheggiatura e consente una ampia variazione diottrica (+2/-3). Nonostante Schmidt & Bender non esterni messaggi pubblicitari circa la qualità e il trattamento degli elementi ottici (gruppi di lenti), la resa è molto buona in condizioni normali, ottima in condizioni critiche (alba, tramonto, notte con illuminazione artificiale).
Al di là delle favorevoli impressioni riscontrate al poligono, sono le prove in condizioni sfavorevoli a impressionare. Inquadrare varie fonti di luce artificiale senza riscontrare aloni; i contorni degli oggetti restano netti, con una resa naturale e priva di dominanti di colore. In tali situazioni si apprezza la presenza del reticolo con croce centrale illuminata, altrimenti sarebbe impossibile e pericoloso azzardare un ingaggio a fuoco. Anche qui abbiamo una torretta correttamente posizionata e di buone dimensioni; i valori di illuminazione su 11 livelli non sono esagerati, per evitare l’abbagliamento dell’operatore e preservare una visione poco affaticante.
Regolazioni e tarature
Sul lato sinistro troviamo la ghiera per correggere l’errore di parallasse. E’ di grandi dimensioni e buona scorrevolezza, con riferimenti che vanno da 25 metri a infinito. La taratura del reticolo avviene sui sue assi, come usuale. L’alzo si regola ruotando una torretta bassa di grandi dimensioni, chiamata Mtc. Le funzioni sono: doppia rotazione con indice visivo e tattile (un perno di colore giallo) che mostra quando stiamo impegnando il secondo giro utile; scatti da 1 centimetro a 100 metri con fermo ogni dieci click, per un’escursione totale di 350 centimetri/ 84 Moa. I riferimenti numerici sono presenti in colore bianco (da 0 a 17) e in colore giallo (da 18 a 35).
La torretta dell’alzo si può bloccare abbassando la ghiera e a questo punto diviene visibile la scritta locked in colore rosso. E’ presente un sistema a vite per portare le ghiere sul valore zero una volta eseguita la taratura del sistema d’arma a 100 metri.
Come opzione è possibile richiedere la taratura in quarti di minuto d’angolo (¼ di Moa), anziché in centimetri.
I click sono molto ravvicinati tra loro. Occorre fare attenzione se desideriamo una correzione fine, di un solo click (in tali circostanze uso un piccolo trucco: vado avanti di tre scatti e retrocedo di due).
Più tradizionale e in puro stile Schmidt & Bender PmII la torretta che regola la deriva, del tipo a singola rotazione, con una estensione di ± 60 centimetri/15 Moa. E’ protetta da un robusto cappellotto a vite. Anche qui troviamo scatti da 1 centimetro a 100 metri, in alternativa da un quarto di minuto d’angolo, con un fermo più marcato in corrispondenza dello “zero”.
Il reticolo: una vasta scelta
Il PmII Ultra Short 3-20×50 prevede una scelta tra ben 11 tipi di reticolo. I soli modelli P3L e P4Lf si possono avere sul primo o sul secondo pano focale, a scelta del cliente. I sette modelli restanti – tra i quali le tipologie Horus e TreMor a griglia, di grande complessità – sono posizionati sul primo piano focale. Molti posseggono l’illuminazione della croce centrale o dell’intero reticolo (H2Cmr e Klein).
Quello presente sul nostro esemplare è un P4L Fine (1st focal plane), più che adatto sia al tiro mirato in contesto civile, sia al tiro tattico in contesto militare. La scala copre poco il bersaglio (la croce diviene spessa solo oltre i 16x) e sono presenti tutti i riferimenti per una stima mediata delle distanze. Le tacche principali sottendono 10 centimetri a 100 metri, quale sia l’ingrandimento prescelto e due pagine del manuale sono dedicate all’impiego sul campo del reticolo.
Ulteriori informazioni possono essere richieste al produttore (info@schmidt-bender-it.com).
Nell’impiego al poligono l’ottica mostra una piena sfruttabilità alle medie distanze: valori compresi tra 6 e 12 ingrandimenti sono risultati più che sufficienti per attingere con precisione bersagli cartacei posti fino a 300 metri.
Un cannocchiale “su misura”
In attesa di provare le novità Schmidt & Bender (i nuovi High Power e Ultra Bright), questo è il miglior cannocchiale della Casa tedesca che mi sia capitato di provare.
Ancor più delle prestazioni elevate, che per chi ha usato diversi modelli Schmidt & Bender appaiono scontate, quello che impressiona è la possibilità di ritagliarsi su misura le caratteristiche più adatte all’uso che si intende fare, dal senso di rotazione delle torrette al colore del tubo, dal reticolo ai valori di regolazione, e molto altro ancora, compreso un buon numero di accessori.
Questo si riflette sul prezzo finale: elevato in termini assoluti (3.269 euro), è pienamente commisurato alla qualità del prodotto, e in linea con quanto richiesto dai (pochissimi) diretti concorrenti. Safe shooting a tutti.
di Fabio Ferrari – Armi Magazine gennaio 2017