L’incarcerazione della proprietaria di uno stand fieristico che faceva usare un fucile ad aria compressa ha scatenato una discussione sulla legge che regola il possesso e l’uso delle armi in Cina
Le legge che disciplina la regolamentazione delle armi in Cina è sotto accusa. Sta facendo scalpore il caso di Zhao Chunhua, una donna cinese condannata alla detenzione per tre anni e mezzo. La sua colpa? L’utilizzo di un fucile ad aria compressa per far scoppiare alcuni palloni presso il suo stand fieristico.
In Cina l’utilizzo a una fiera di un fucile ad aria compressa può rappresentare un reato
La Chengdu Business News riporta l’ammissione di Zhao Chunhua: il fucile ad aria compressa era suo. Ma la donna non era consapevole che l’arma fosse classificata come tale. La legge cinese definisce però come arma qualsiasi dispositivo che sprigioni un’energia pari a 1,8 Joule per centimetro quadro. O 2 Joule se ci si trova a Hong Kong.
Xu Xin, l’avvocato che rappresenta Zhao, sottolinea come la sua cliente “non avesse alcuna intenzione di compiere un crimine”. Zhao “non era consapevole che l’organizzazione di un gioco costituisse un reato. Pensava che fosse semplice intrattenimento”. Xu Xin chiede che la legge torni ai canoni del 2001, quando lo standard di potenza per definire un dispositivo come arma era fissato a 16 Joule per centimetro quadro.
C’è poca conoscenza della legge che disciplina l’uso delle armi in Cina
Gli avvocati e i professori segnalano come il popolo non sia particolarmente consapevole di tutti i risvolti della legge che regola l’utilizzo e le armi in Cina. Ed è così facile cadere in una fattispecie che viola la legge. Anche perché in alcune circostanze particolari, come importanti eventi politici, le maglie diventano ancora più serrate. Tanto da escludere dal porto legale anche alcuni oggetti d’uso quotidiano come i coltelli da cucina. Per massimizzare la sicurezza. Ma senza che i di cinesi ne siano del tutto consapevoli.