Da tempo era nell’aria il rientro di Remington nel settore delle armi corte. Il gigante americano ha scelto una riedizione opportunamente aggiornata della 1911 A1 d’ordinanza alla quale ha dato il nome di 1911 R1. Orgogliosamente made in Usa, la nuova pistola è in calibro .45 ACP.
Anche i sassi sanno che le 1911 e 1911 A1 sono state per decenni le pistole di ordinanza di tutti i Servizi statunitensi. Non tutti sanno, però, che, nei mesi antecedenti all’inizio della partecipazione americana alla Prima guerra mondiale, la US Navy aveva deciso di scegliere come pistola di ordinanza una semiautomatica diversa dalla 1911: la Remington 53, arma con canna fissa dotata di un’originale chiusura ideata da John Pedersen.
La marina americana aveva scelto proprio la Remington 53, ma mentre erano in corso le trattative economiche, lo Zio Sam decise di entrare in guerra e, per evidenti motivi di semplificazione, anche i marinai americani ebbero in dotazione le 1911.
Remington non restò del tutto a bocca asciutta perché, oltre a contratti per armi lunghe, al pari di altri fabbricanti, ricevette pure un contratto per la produzione della pistola Colt-Browning.
Fu così che Remington Arms-UMC (questa la ragione sociale del tempo) realizzò due lotti di 1911: uno di 13.381 armi nel 1918 e uno di 8.295 pistole nel 1919. In parallelo alla progettazione della Model 53, Remington aveva avviato quella della Model 51, piccola semiautomatica 7,65 Browning e 9 Corto (per gli americani .32 ACP e .380 ACP) che ricalcava in scala ridotta la sorella maggiore in .45 ACP. La Model 51 rimase ufficialmente in produzione dal 1918 al 1927 (alcuni esemplari furono assemblati fin verso la metà degli anni ’30) totalizzando circa 65.000 unità e fu l’ultima pistola semiautomatica di Remington fino al 2010. Non fu, però, l’ultima arma corta del gigante statunense poiché dal 1963 al 1998 Remington produsse e commercializzò la bolt action monocolpo XP 100, interessante e valida arma da caccia e tiro camerata in 221 Fireball.
Nuove armi in catalogo
Dopo essere entrata a far parte della holding Freedom Group (gruppo Cerberus), Remington ha mostrato una sviluppata tendenza alla diversificazione della gamma di prodotto che ha visto l’acquisizione di Marlin e la messa in catalogo di nuove armi, con un certo occhio di riguardo verso i settori military e law enforcement.
Remington non ha in alcun modo sacrificato le armi da caccia e tiro, ma ha allargato gamme di prodotto già presenti e ne ha aggiunte di nuove entrando, tra l’altro, nel competitivo e affollato ma redditizio mondo dei black rifle, anche di quelli proposti per il mercato civile.
Vista la politica di Remington e del gruppo di cui fa parte, i rumor su un prossimo ingresso del “gigante verde” (dal suo colore sociale) nel campo delle armi corte erano da qualche tempo piuttosto ricorrenti e alla fine… tanto tuonò che piovve.
E a un anno esatto dal centenario della 1911 Remington ha deciso di proporre sui mercati mondiali la sua 1911 R1, arma che richiama la 1911 A1 anche nel nome ma che si discosta dall’originale per alcuni aggiornamenti che costituiscono a tutti gli effetti un netto miglioramento.
La 1911 R1 nel dettaglio
Diciamo subito che la 1911 R1 è arma che dà immediatamente una forte sensazione di solidità ed è ben costruita. Si tratta quindi di un modello che si presenta con tutte le carte in regola, e tra queste dobbiamo mettere anche il nome del fabbricante (attivo, con armi e munizioni ai 4 angoli del globo), per competere con una concorrenza forse ancora più forte di quella del segmento black rifles.
Entrare oggi nel settore delle armi corte con una pistola di tipo 1911 non implica ideazione e progettazione ex-novo, ma è anche il modo per entrare in una vera fossa dei serpenti: piena di concorrenti, alcuni dei quali di grande spessore, e con un pubblico smaliziato, che spesso esige espressioni tecnico-formali di tipo tradizionale ma allo stesso tempo vuole anche superiori caratteristiche di affidabilità e prestazionalità.
Quella compiuta da Remington potrebbe essere chiamata “operazione nostalgia”, perché rientra dopo decenni nel novero dei fabbricanti di armi corte, ma anche e soprattutto perché ha scelto di farlo con un tipo di arma che è ormai un fenomeno di costume che, pur attualissimo e ben presente nell’immaginario collettivo, è legato al passato e al “profumo” delle buone cose di un tempo che fu.
Aprendo la valigetta verde (il colore di Remington) della 1991 R1 ci troviamo di fronte a una pistola che dà anche visivamente una sensazione di solida qualità. Niente fronzoli ma sostanza e lavorazioni buone. E questa impressione viene confermata non appena prendiamo in mano la pistola e iniziamo a maneggiarla.
L’aspetto esterno è quello di una 1911 A1 sulla quale sono state montate guancette tipo 1911 (in noce, completamente zigrinate e con le losanghe intorno alle viti delle guancette) e un mainspring housing (sede della molla cinetica) diritto invece che curvo. La finitura ricorda un po’ quella militare delle prime 1911 A1, con superfici sabbiate finemente e brunite. La brunitura è profonda e ben eseguita e le superfici risultano decisamente ben eseguite e finite. Anche se la pistola si rifà ai modelli militari, se ne discosta però a colpo d’occhio per le mire, che sono maggiorate, con pallini bianchi di riferimento e col mirino innestato a coda di rondine.
Finestra d’espulsione maggiorata
Continuando nell’esame esterno, vediamo che la finestra di espulsione è maggiorata e svasata. E se guardiamo dall’alto la finestra di espulsione vediamo che la canna presenta una fresatura nel tenone supero-posteriore, attraverso la quale possiamo vedere il fondello del colpo camerato: funge quindi da avvisatore di colpo in canna.
La finestra di espulsione maggiorata e scavata posteriormente è quasi uno standard sulle 1911 moderne. Non è invece uno standard e risulta patrimonio di ben poche pistole il bushing match grade in acciaio inossidabile accoppiato di precisione al carrello e alla canna match grade, anch’essa in acciaio inossidabile. E che la canna sia veramente accoppiata con precisione lo si avverte mandando lentamente il carrello in chiusura perché nell’ultimo tratto della corsa avanzante “sentiamo” un leggero impuntamento dovuto in primis all’ingresso della parte distale della canna nel bushing (la boccola nella parte anteriore del carrello): l’ultimo centimetro della canna è, infatti, maggiorato rispetto al diametro standard del tubo.
È questa la parte della canna che si accoppia di precisione al bushing, ed è il suo contrasto con le pareti interne dello stesso a dare quella leggera esitazione avvertibile portando lentamente in chiusura il carrello.
La canna, accoppiata di precisione al carrello e non solo al bushing, ha 6 righe destrorse col canonico passo di 16” e ha tanto l’anima come la volata e la camera di cartuccia eseguite in modo esemplare. Lo stesso vale anche per i risalti di chiusura e per le corrispondenti sedi nel carrello.
A niente servirebbe una canna ben fatta e ben accoppiata al carrello se il barrel link (la bielletta tipica della chiusura Colt-Browning) non fosse della giusta altezza e, soprattutto, avesse giochi. Il barrel link della Remington ruota libero nella sua sede, ma non ha giochi laterali e soprattutto non ne ha di verticali: tanto nell’accoppiamento con la spina di collegamento alla canna come nell’accoppiamento con l’alberino dello slide stop (l’avviso di arma scarica).
Un barrel link più lungo del dovuto è un metodo sbrigativo per favorire il pieno ingresso dei risalti di chiusura nelle loro sedi e garantire in tal modo una maggiore precisione. Non è però detto che questo “accorgimento” sia sempre foriero di maggiore precisione (non si può comunque prescindere dalle lavorazioni delle parti e dal loro accoppiamento), mentre, se la lunghezza è eccessiva, si andrà sicuramente incontro a problemi di funzionamento e a rotture delle parti perché, ad arma in chiusura, il barrel link “forza” la canna verso l’alto e il complesso (bielletta, spina e alberino dello slide stop) risulta quindi letteralmente forzato.
Così non avviene sulla Remington 1911 R1, dove il barrel link non forza la canna verso l’alto ma la posiziona correttamente; per sincerarsene basta verificare l’accoppiamento canna-carrello con questi particolari separati dal fusto: la parte posteriore della canna potrebbe ancora “salire” rispetto alla posizione assunta dalla canna ad arma in chiusura.
Poca “modernità”, molta tradizione
E a proposito di monte di sicurezza, corre l’obbligo di sottolineare come la stessa non serva per tenere l’arma con colpo in canna con cane abbassato, comportamento che a volte si sente citare ma che è inutile e potenzialmente pericoloso: se volete tenere una 1911 con colpo in canna e cane abbassato, fatelo col cane completamente abbattuto. L’arma ha il percussore inerziale (più corto della sua sede nel fusto) e, quindi, non ci sono rischi se il cane è a riposo; la monta di sicurezza serve solo per intercettare il cane se questo sfugge mentre viene armato manualmente oppure se si rompe la monta di sparo. D’altro canto, anche se ad alcuni può non piacere, il metodo sicuro di tenere una 1911 carica è quello in condition one: cane armato e sicura inserita. Si evitano inutili e pericolose manovre di abbassamento manuale del cane e se si tratta di una pistola come la Remington 1911 R1, dotata di sicura automatica al percussore, la sicurezza contro spari accidentali è totale.
Lo scatto
Il peso di scatto della R1 provata è stato misurato (valore medio per 10 pesate) a 2.200 grammi, ripartiti sulla corsa di appoggio e sui due tempi dello scatto vero e proprio. Dopo la precorsa abbiamo infatti un primo tempo leggermente grattante e un secondo tempo abbastanza pulito e prevedibile, con una successiva corsa di retro scatto quasi inesistente. Nel tiro meditato, col tempo si impara ad “andare in appoggio” direttamente sul secondo tempo, ma una lucidatina ai piani di contrasto non farebbe male se vogliamo ottenere tutta la notevole precisione che l’arma può dare. Peraltro, già al termine dei 300 colpi sparati per la prova era avvertibile un certo miglioramento delle caratteristiche dello scatto e chi compra una 1911 Remigton farà bene a sparare almeno diverse centinaia di colpi prima di decidere se è il caso o meno di far accuratizzare lo scatto.
La prova a fuoco
Prendendo in mano la R1 si avverte quella sensazione che gli americani definiscono come la stretta di mano di un vecchio amico, sensazione che diventa ancora più positiva constatando che la sicura dorsale, pur svolgendo correttamente il suo lavoro, viene sempre disimpegnata anche con impugnature non proprio ortodosse, cosa che non si può sempre dire per armi tipo 1911.
La sicura manuale della R1 ha posizioni ben definite, si inserisce e disinserisce comodamente e se all’inizio sembra essere un po’ grattante in breve diventa fluida. Il suo disegno tradizionale (è identica a quella militare) può non essere il massimo quanto a comfort per chi spara tenendoci sopra il pollice, ma questa pratica, che dovrebbe servire per migliorare il controllo dell’arma, non va bene per tutti, soprattutto per chi ha mani piccole o medio piccole.
Al fuoco la pistola è stabile e ben controllabile, la precisione è notevole e l’affidabilità sembra essere assoluta.
La prova è stata condotta con cartucce Fiocchi FMJRN da 230 grani, Winchester FMJRN da 230 grani e Fiocchi JSWC da 200 grani e non è stato rilevato il minimo inconveniente nonostante si sia sparato anche con assetti non ortodossi e con impugnatura rilassata.
I due caricatori di corredo alla pistola sono da 7 colpi, ma l’arma è catalogata a 8 colpi e grazie a questa scelta intelligente di Paganini possiamo utilizzare sulla R1 tutti i caricatori tipo 1911 in commercio, anche quelli da 8 colpi. È stato fatto anche nel corso della prova e l’arma ha continuato a funzionare in modo ineccepibile.
In conclusione, con la 1911 R1, Remington rientra alla grande nel settore delle armi corte, lo fa con una pistola ben fatta, affidabile, precisa e piacevole da usare.
Ringraziamo per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio – www.bmarmi.it
di Vittorio Balzi
Un falso mito: le 950mila 1911 A1 di Remington
Sfatiamo un mito: quello delle circa 950.000 1911 A1 realizzate da Remington durante la Seconda guerra mondiale. Correva l’anno 1861 quando “E. Remington & Sons” dette il nome di “Remington Arms Company” al ramo d’azienda che produceva armi, attività tradizionale della società fondata da Eliphalet Remigton nel 1816, che nel 1865 divenne società per azioni. Nel 1873 iniziò la fabbricazione di macchine da scrivere di brevetto Sholes e Gidden, le prime a consentire di scrivere a macchina più rapidamente che non a mano. Nel 1886 il ramo d’azienda che produceva macchine da scrivere venne ceduto alla “Standard Typewriter Manufacturing Company, Inc.”, l’accordo comprendeva anche il diritto all’uso del nome Remington, diritto che fu esercitato nel 1902 quando la Standard Typewriter divenne “Remington Typewriter Company”. Nel 1927 la Remington Typewriter si fuse con la “Rand Kardex Company” e dalla fusione nacque la “Remington Rand”, che successivamente allargò il suo business ai computer e ai rasoi elettrici. Le 1911 A1 della Seconda guerra mondiale furono prodotte dalla Remington Rand e non dalla Remington Arms, che con la prima non aveva nulla in comune se non le origini. Remington era troppo impegnata con commesse militari per armi lunghe e non aveva alcun ruolo nella produzione di pistole tipo 1911. La sua ultima semiautomatica era stata realizzata, come abbiamo visto, verso la metà degli anni ’30.
Scheda tecnica Remington 1911 R1
Costruttore: Remington Arms Company, USA, www.remington.com, info@remington.com
Importatore: Paganini Sas, corso Regina Margherita 11, Torino, www.paganini.it, mail@paganini.it
Tipo: pistola semiautomatica con chiusura stabile a corto rinculo, canna a due gradi di libertà
Calibro: 45 ACP
Caricatore: monofilare da 7 colpi, l’arma è catalogata a 8 colpi e può quindi utilizzare tutti i caricatori tipo 1911 anche se gli stessi sono da 8 colpi
Sicure: manuale che blocca la catena di scatto, dorsale e automatica al percussore
Canna: match grade in acciaio inossidabile, lunghezza mm 127, 6 rigature destrorse ottenute per brocciatura, passo 16”; accoppiata di precisione al bushing match grade
Lunghezza: 221 mm
Mire: mirino e tacca innestati a coda di rondine e dotati di grano filettato di blocco; mire maggiorate con riferimenti bianchi per il tiro con luce ridotta
Guancette: noce, zigrinate, rombo liscio in corrispondenza di ciascuna vite di fissaggio
Confezione: valigetta ABS verde, attrezzo per smontaggio, manuale d’uso, secondo caricatore