Un processo per rissa è condizione sufficiente per perdere il porto d’armi. Anche se non si arriva a sentenza.
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Bisogna essere immacolati. La giustizia amministrativa lo sta ribadendo a ogni piè sospinto, rispondendo a chi chiede il rilascio o il rinnovo del porto d’armi. L’ultimo caso in ordine di tempo è stato affrontato dal Tar del Lazio che ha respinto il ricorso di un cittadino della provincia di Roma dando ragione alla questura a causa di un processo per rissa.
Nel 1997 l’uomo “fu trovato dai carabinieri in mezzo alla strada con altri familiari con i quali si stava picchiando violentemente con calci e pugni“. E partì un processo penale chiuso peraltro con l’avvenuta prescrizione nel 2005. Ma per la questura e per il Tar già l’instaurarsi del procedimento è condizione sufficiente per non concedere il rinnovo del porto d’armi. Il provvedimento infatti non è sanzionatorio o punitivo, ma ha semplice natura cautelare. E un processo per rissa costituisce “un presupposto più che idoneo a fondare il giudizio di inaffidabilità” per la detenzione e l’utilizzo delle armi.