Prendo spunto da un articolo appena pubblicato su La Stampa a firma Raphael Zanotti, per tornare sul modo corretto di fare informazione quando si parla di armi e di licenze. Da troppo tempo, infatti, i giornali (soprattutto quotidiani e settimanali) diffondono notizie errate e velatamente tendenziose circa l’aumento delle licenze di P.A. per uso tiro a volo, spacciandole come un escamotage (una furberia all’italiana, insomma) per aggirare la legge e “girare armati”.
Credo che la misura sia ormai colma: i dati del Viminale, riportati nell’articolo, confermano ciò che ben conosciamo. Le licenze sono in diminuzione a causa della severità delle procedure di rilascio/rinnovo. Ormai è sufficiente un mero sospetto, non avvalorato da alcun dato oggettivo, perché siano sequestrate le armi (legittimamente detenute) e revocata la licenza. È ora di scrivere a chiare lettere che negli ultimi anni ci sono stati alcuni interventi legislativi che hanno, di fatto, costretto colui che desidera possedere un’arma, a chiedere il porto di fucile uso tiro a volo.
1) La documentazione per avere il nulla osta acquisto armi è stata equiparata (iter burocratico e relativi costi) a quella per ottenere il porto uso tiro a volo. Risultato: sono gli stessi uffici di P.S. a suggerire al cittadino di non chiedere più nulla osta, ma di fare direttamente il porto d’armi uso tiro a volo. Nessuna “furberia”, dunque, visto che non è colpa del cittadino se sono cambiate le procedure amministrative.
2) Una recente circolare del ministero degli Interni, corredata dal parere dell’Agenzia delle Entrate, costringe il titolare di porto uso caccia al pagamento annuale delle tasse governative (anche se non va a caccia); sono circa 175 euro l’anno. Risultato: se una persona non è fortemente motivata a praticare l’attività venatoria, sceglierà il porto uso tiro a volo. Anche qui – come si vede – nessuna scorciatoia, posto che i requisiti soggettivi e oggettivi restano i medesimi (tranne l’esame per l’abilitazione alla caccia), e identica è la severità sulla loro valutazione.
3) Tutte queste licenze non abilitano nessuno a girare armato fuori dalla propria abitazione! L’unica licenza che lo consente è il porto di pistola per difesa personale, che sta scomparendo. Questo perché è difficilissimo ottenerlo, e ancor più complesso farselo rinnovare anno dopo anno. Tant’è che anche il dato pubblicato da La Stampa conferma una drastica riduzione di tale licenza.
Nessuna alternativa
Una delle lacune più gravi del nostro ordinamento (lo scrivo da almeno 10 anni) sta proprio nella mancanza di una licenza di tipo sportivo. Sembra assurdo richiedere la licenza per tiro a volo se non intendo praticare il tiro a volo; ma in Italia non esiste una alternativa valida per poter praticare tante discipline sportive nei Tsn al campo di tiro dinamico o per il tiro di precisione, nella F-Class su lunga distanza. Tutti coloro che praticano a vario livello tali attività chiedono alla pubblica amministrazione ciò che la legge italiana consente: la licenza uso tiro a volo. Questa la semplice realtà delle cose, che i nostri organi di informazione non riescono a capire. Occorre prendere coscienza e non limitarsi a scrivere sui social che il giornalista di turno è un incompetente, un pacifista, un servo delle organizzazioni pro disarmo: dovete confutare con argomentazioni serie e pertinenti tale modo scorretto di fare informazione, scrivendo alle redazioni e spiegando come stanno le cose. Io l’ho fatto… e continuerò a farlo; e voi?