Marilena Fabbri è la prima firmataria di un’interpellanza ai Ministeri di Interno e Difesa sull’iter per la regolamentazione dei poligoni privati
Poligoni privati sotto la lente del Parlamento. I riflettori sono stati accesi da un’interpellanza di Marilena Fabbri (PD) cofirmata da trentaquattro deputati dem e da Carlo Galli di Sel.
L’atto, che rientra nella fattispecie del sindacato ispettivo, si rivolge ai Ministeri di Interno e Difesa. E chiede di conoscere quale sia lo stato dell’iter per l’approvazione del regolamento su campi da tiro e poligoni privati.
L’interpellanza: lo stato dell’iter sulla regolamentazione dei poligoni privati
Con l’interpellanza 2-01567 presentata alla fine di dicembre 2016 i trentasei deputati rivolgono al governo Gentiloni tre domande. Quale sia lo stato dell’iter per l’emanazione dei provvedimenti che regolamentino poligoni e campi da tiro privati. Se al tavolo tecnico sia stata prevista la presenza dei rappresentanti dei Vigili del Fuoco. Cosa accadrà dopo la sentenza del Tar del Lazio che sostiene la non legittimazione dell’Uits nel certificare l’agibilità dei poligoni. Sull’ultimo punto in realtà la norma è già chiara. Il sollevamento esplicito dell’Uits dalle competenze riporta la funzione al genio militare. Sulle altre due questioni si attende la risposta di Marco Minniti o di un sottosegretario all’Interno, delegato a rispondere.
La proposta: omogeneità di regole tra poligoni privati e pubblici
E vale la pena di sottolineare la linea politica degli interpellanti. Secondo i 34 deputati di maggioranza e l’unico firmatario dell’opposizione, la materia richiede “un coordinamento o un‘omogeneità di regole tecniche tra pubblico e privati”. Si tratta infatti di un tema centrale per la sicurezza e l’incolumità pubblica. Perché i poligoni di tiro, pubblici o privati, “insistono in un contesto cittadino e sono frequentati da cittadini civili”. Ecco allora la richiesta di controlli omogenei tra pubblico e privato.
Sentenze, atti e incidenti
L’interpellanza scaturisce dall’incidente avvenuto a Perosa Argentina (TO) il 9 dicembre 2016. In quella circostanza un’esplosione all’interno di un poligono privato causò un morto e quattro feriti per intossicazione.
Gli interpellanti ricordano che il testo unico di pubblica sicurezza prevede già un regime autorizzatorio. Ma la disposizione non è ancora efficace: per la sua attuazione e per la disciplina transitoria si richiede “l’emanazione di specifiche disposizioni regolamentari”.
Il tavolo tecnico degli esperti è al lavoro da più di un anno e mezzo, per fornire un adeguato contributo tecnico e giuridico. Nel nuovo regolamento “saranno determinate le caratteristiche tecniche minime afferenti alle cosiddette difese attive e passive”. Per stabilire espressamente “il mantenimento in sicurezza delle caratteristiche minime per tutto il periodo di validità della licenza”.
Inquinamento acustico sull’ambiente
Ma non solo: si devono definire anche “le distanze di sicurezza per la gittata massima dei proiettili”. E poi “tutti i profili per la salvaguardia ambientale” derivanti da “impatto acustico e smaltimento dei residui dell’attività di sparo”.
E per quest’ultimo punto si chiama in causa il Ministero dell’Ambiente. Il dicastero guidato da Gian Luca Galletti “ha comunicato di avere particolare interesse a disciplinare la tematica dell‘impatto acustico sull’ambiente e sulle popolazioni derivante dall’esercizio delle attività sportive, tra cui anche i poligoni di tiro”. E sta predisponendo uno schema di decreto legislativo per regolamentare l’inquinamento acustico.