Ok alla riparazione ma non al commercio di armi, sulle attività sportive deve decidere Spadafora: ecco come si declina l’attività di poligoni e armerie nella fase due dell’emergenza sanitaria.
Sono due le novità da annotare sull’attività di poligoni e armerie nella fase due dell’emergenza sanitaria. La prima riguarda la ripresa immediata dell’attività di riparazione e manutenzione armi e sistemi d’arma da parte delle armerie. Sono significative le precisazioni contenute nella circolare del ministero dell’Interno del 4 maggio 2020 – punto 3 – su tutte le attività sottoposte ad autorizzazioni di polizia. Attraverso un esame estensivo delle attività economiche rappresentate dai codici Ateco il ministero precisa che, anche se in attesa del 18 maggio non può ancora esercitare il commercio, chi possiede la licenza di riparazione armi può riprendere tale attività.
Nella circolare si legge infatti che “deve, pure, ritenersi consentita l’attività di riparazione e manutenzione di armi, sistemi di arma e munizioni”. Essa costituisce infatti “una declinazione particolare della categoria generale della ‘riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature’, individuata dal codice Ateco 33”.
Il Viminale segnala che invece “non è ancora consentita la ripresa del commercio al dettaglio delle armi e munizioni” individuata dal codice Ateco 47.78.50. Tale attività non è infatti “ricompresa tra quelle elencate [negli] allegati 1 e 3 di cui il Dpcm 26 aprile 2020 permette l’esercizio”. Alla luce di ciò, “conservano attualità le indicazioni formulate con l’atto di indirizzo del 22 aprile scorso […] concernenti l’acquisto delle armi con contratto a distanza”. Resta inteso che, “pur non potendo esercitare il commercio, le armerie, a decorrere dal 4 maggio, quando siano in possesso dello specifico titolo di polizia, potranno comunque effettuare operazioni di manutenzione e riparazione delle armi stesse”.
Poligoni e armerie nella fase due dell’emergenza sanitaria: sulle attività sportive parola al ministro
Tutte le associazioni che raggruppano le più importanti attività del tiro a segno hanno siglato protocolli di sicurezza per dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che gli sport del tiro possono ripartire. Questo non riguarderebbe solo gli atleti (su tale punto non ci sono dubbi) ma dovrebbe riguardare la base. I soci frequentatori rappresentano infatti la grande maggioranza degli iscritti. Come sport individuali si sono sempre svolti con un elevato grado di isolamento della persona. Il rischio è chiaramente legato ai mezzi di esercizio dell’attività (armi da fuoco e da sparo).
Integrando tali limitazioni con quelle sui dispositivi di protezione individuale e le sanificazioni ambientali, le attività sportive del tiro a segno potrebbero ripartire in sicurezza. Qui l’ultima parola spetta al competente ministero. Si spera non sia totalmente assorbito dai problemi della ripresa sport calcistico ma dedichi la dovuta attenzione agli altri settori.
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