La sospensione della patente nel 1997 e un presunto stato di ebbrezza all’interno del suo appartamento hanno portato alla revoca del porto d’armi di un cittadino di Varese.
Chi perde facilmente l’autocontrollo “non offre sufficienti garanzie di non abusare di armi in suo possesso”. E, specialmente quando “la licenza di porto d’armi ha l’unico scopo di permettere l’attività amatoriale di tiro a volo”, basta per la revoca della licenza. Così ha deciso nelle ultime ore la Terza sezione del Consiglio di Stato confermando la sentenza del Tar della Lombardia contro un cittadino di Varese. Nel ricorso originario, anch’esso respinto, si leggono i motivi della revoca del porto d’armi.
Nel 1997 all’uomo fu temporaneamente sospesa la patente di guida “per violazione di norme comportamentali”. Qualche anno dopo, a seguito di un acceso diverbio, la madre chiamò i carabinieri nell’appartamento che condivideva con il figlio. E secondo i militari l’uomo “versava in stato di evidente agitazione e presentava chiari sintomi di ebbrezza dovuta all’assunzione di bevande alcoliche, quali alito vinoso, difficoltà di espressione verbale e particolare irascibilità”. Per il Tar e il Consiglio di Stato non bastano il carattere episodico degli eventi, l’assenza di violenze, querele, minacce e ingiurie, il fatto che secondo il ricorrente “lo stato di ebbrezza alcolica non fosse sussistente e non avesse un riscontro oggettivo” e che in ogni caso “l’abuso occasionale di alcol non potrebbe portare al un giudizio di non affidabilità nell’uso delle armi” basato su “un singolo episodio”. Tanto basta per la revoca della licenza, che l’uomo deteneva dal 2004.