Per la revoca del porto d’armi il Tar dell’Emilia Romagna ha considerato sufficiente quanto avvenuto, anche se non ci sono prove schiaccianti di reali intenti autolesivi e problemi psichiatrici.
Bisogna stare attenti alle parole. Soprattutto in alcune circostanze. Se n’è resa conto suo malgrado una guardia giurata di Modena che nel 2013 telefonò ai carabinieri per chiedere una mediazione col datore di lavoro in tema di ferie. E comunicò che, in assenza del risultato, si sarebbe sparato. Il Tar dell’Emilia Romagna ha pertanto stabilito che ci siano gli estremi per la revoca del porto d’armi decisa dalla prefettura: anche in assenza di reali intenti autolesivi e pur considerata l’inesistenza di problemi psichiatrici, la “transitoria agitazione psicomotoria su base reattiva” rilevata nell’immediatezza del fatto fa deporre per la mancanza dei requisiti necessari.