Minacciò suicidio mentre ritiravano armi: no definitivo a guardia giurata

Revolver

Il Tar dell’Umbria si è espresso sul ricorso di un cittadino di Perugia che minacciò di spararsi con un revolver mentre i carabinieri sequestravano le sue armi.

La minaccia di suicidio di una guardia giurata mentre i carabinieri gli ritirano cautelativamente le armi porta a un no definitivo al porto d'armi.
© P. Qvist

L’insufficiente capacità di dominio dei propri impulsi ed emozioni” basta per determinare la revoca del porto d’armi. Anche se la situazione in cui si è verificata non ha avuto conseguenze in sede penale. Il Tar dell’Umbria ha confermato la decisione di prefettura e questura respingendo il ricorso di una guardia giurata di Perugia che, dopo un litigio con il figlio e il conseguente arrivo dei carabinieri che procedevano a sequestrare cautelativamente le armi in suo possesso, “afferrò un revolver rimasto nella sua disponibilità in una stanza attigua e, dopo aver armato il cane, se lo puntò in bocca, minacciando di far fuoco”. La minaccia di suicidio era evidentemente legata anche al timore di conseguenze lavorative; ma per il Tar un gesto di quel tipo non dà sufficienti garanzie sull’affidabilità di chi deve detenere un’arma.