Il teologo Mauro Cozzoli della Pontificia Università Lateranense ricorda la posizione della Chiesa Cattolica sulla legittima difesa.
È una tematica che scuote le coscienze, stavolta è proprio il caso di dirlo. In un’intervista al Sir monsignor Mauro Cozzoli, ordinario di teologia morale alla Pontificia Università Lateranense, è intervenuto sul tema della legittima difesa. Ribadendo che il cattolicesimo non la esclude, al di là del “porgi l’altra guancia” neotestamentario. E ricordando quali siano i criteri per cui sia lecito difendersi con le armi. Perché sia legittima, la difesa deve anzitutto costituire un estremo, ultimo e inevitabile rimedio. «Tutte le possibilità e i mezzi non violenti e meno violenti di dissuasione e di difesa dall’aggressore devono essere stati esperiti senza successo». Poi è necessario che la violenza offensiva sia reale. «In nessun caso è lecita la violenza preventiva o dissuasiva». E infine la reazione difensiva deve essere proporzionata al pericolo. Non è lecito sparare a un ladro disarmato».
Extrema ratio, minaccia reale, difesa proporzionata all’attacco: ecco la sintesi della teologia cattolica sulla legittima difesa. Basata «non su un dogma di fede, ma su una logica etica». E il diritto alla difesa è un grave dovere in caso di violenza nei confronti di un soggetto inerme. «Assistere passivamente all’aggressione di un innocente diventa complicità omissiva e colpevole con l’aggressore». Ma Cozzoli ritiene che il legislatore non debba procedere sotto la spinta dell’emotività.