Il Tar del Lazio: anche se provocano l’intervento delle forze dell’ordine, non è detto che le liti in famiglia debbano automaticamente produrre la revoca della licenza di porto d’armi.
Bisogna attendere prima di capire se è occasionale o segno di un indirizzo finalmente mutato; in ogni caso merita attenzione la sentenza 17343/24 con cui nelle scorse ore il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di un uomo titolare di porto d’armi per difesa, del quale la questura di Roma aveva disposto la revoca dopo due liti in famiglia con intervento delle forze dell’ordine in allegato.
Oltre a essersi verificati a distanza di tre anni l’uno dall’altro (2019, 2022), scrive il Tar, gli episodi «non appaiono particolarmente significativi»: gli alterchi tra l’uomo e la compagna «si sono sempre arrestati al piano verbale»; né c’è mai stato «un riferimento alle armi e al loro possibile abuso, né soprattutto alcun atteggiamento volto a far presagire un possibile pericolo futuro in tal senso».
Il Tar peraltro rileva che il prefetto aveva archiviato l’istanza di revoca della licenza di detenzione. La questura aveva giustificato il diverso orientamento segnalando la sussistenza di requisiti più rigidi per la licenza di porto d’armi; ma, nota il Tar evidenziando «la contraddizione, i due episodi si sono verificati nell’ambito delle mura domestiche; dunque proprio la detenzione l’amministrazione avrebbe anzitutto dovuto impedire, se realmente avesse voluto scongiurare un utilizzo improprio delle armi nel contesto familiare».
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