Usando un gergo sportivo: palla al centro e si riparte con il gioco
Sì, perché la riforma (parziale) della legittima difesa sembra diventata – al tempo stesso – un gioco e un boccone indigesto.
Un gioco, pericoloso, che si gioca (scusate la ripetizione) sulla nostra pelle; un rito al quale nessun partito politico, evidentemente più interessato ai voti che alla nostra sicurezza, è in grado di sottrarsi.
Tutti si buttano nella mischia, per poter dire in una futura campagna elettorale (se ce ne sarà mai una): “Questo l’ho fatto io”; “Questa è una nostra proposta”.
Una riforma contro il buonsenso
Solo che tale prelibato boccone, che può implicare lo spostamento di qualche milione di voti, deve essere come la mela di Biancaneve, perché sottende scelte che in troppi temono. Meglio, dunque, lanciare il sasso e subito ritrarre la mano.
Ovvero: far passare in commissione e alla Camera una pseudo-riforma scritta in modo indegno, e subito affossarla.
Il primo commento, doveroso, non è ai contenuti. Vorrei solo dire: “Signori, questo lo avete scritto voi; ora vi siete accorti che è ridicolo?” In verità ho l’impressione che molti si fossero resi conto che tale “riforma” va contro il buonsenso. Tuttavia si doveva dare l’impressione agli elettori di voler fare qualcosa di buono.
Azzerare tutto e ripartire
Veniamo ai contenuti: le circostanze di tempo (difesa notturna) e lo stato di timore, paura, panico generato da una aggressione, già esistono nei codici penali di Germania (art. 33 S.t.G.B.) e Francia (art. 122-6 C.P.F.). Guardate che nessuno ha inventato nulla.
Questi princìpi non sono (di per sé) errati, non risolutivi, risibili, inefficaci: lo diventano se gli articoli di legge vengono scritti male, se contribuiscono a rendere più complesso il compito del magistrato, anziché aiutarlo nelle decisioni.
Molti dei nostri politici (e non solo loro) hanno chiosato sul termine “ovvero”: fosse solo quello. Lo dico a malincuore: prima di trovarci tra i piedi una simile riforma, meglio azzerare tutto e ripartire.
Gli stessi concetti, ripresi, integrati, e soprattutto espressi in modo più efficace e organico con quanto già esiste, potevano davvero cambiare qualcosa.
Ma evidentemente non si vuole cambiare, questo è il grosso problema; e il modo migliore per non cambiare è scrivere male una riforma.