Tra gli ultimi argomenti di attualità, balzati agli onori della cronaca, abbiamo assistito all’esternazione del cantante e uomo di spettacolo DJ Fancesco, alias Francesco Facchinetti, figlio di Roby, tastierista, cantante e compositore dei Pooh, uno dei più famosi e longevi gruppi italiani.
Parole di certo dettate dall’emozione e dalla rabbia. Rabbia che deriva dalla amara ma ineluttabile considerazione di essere uno di noi. Sì, perché la criminalità non guarda in faccia a nessuno: dottori e scienziati, uomini, donne o di altro gender, ricchi e famosi o modesti lavoratori.
Un’intrusione violenta nell’abitazione del padre, una domenica mattina, probabilmente per commettere un furto, culminata con vie di fatto, ha fatto perdere le staffe a DJ Francesco. Se lo Stato non è in grado di difendermi lo farò io – parole rilanciate da Huffington Post e riprese da tutti gli altri media – sono pronto a comprare un arsenale per esercitare la legittima difesa.
Parole pesanti… sulle quali è bene riflettere
Non posso sapere se Francesco Facchinetti sia titolare di porto d’armi. Se non lo è, di certo non potrà comprare nulla, forse una fionda, o uno spray al peperoncino.
Posso invece dirvi cosa sarebbe successo se uno di noi (voglio dire un titolare di porto d’armi) avesse pronunciato tali parole in modo pubblico, chiaro, inequivocabile: gli avrebbero tolto armi e licenza.
Sì, perché oggi avere il porto d’armi non è un segno di forza, come forse qualcuno potrebbe ancora pensare: è un segno di debolezza.
Noi, che abbiamo una o più armi e relativa licenza, siamo più che mai in balia degli eventi. Possono farci qualunque sgarbo ma non possiamo reagire, neppure a parole.
Possono trasgredire le norme base del codice della strada davanti ai nostri occhi, ma non possiamo neppure mandarli a quel paese.
Possono violare le regole più elementari di civile convivenza e vicinato (condominiale e non), ma non possiamo replicare.
Se ci teniamo alle nostre armi, dobbiamo subire in silenzio
Il rischio di essere denunciati è molto elevato; a quel punto la prima cosa che farebbero è sequestrare le armi e revocare la licenza.
Anche se abbiamo tutte le ragioni del mondo, anche se siamo noi le vittime. Prima ci disarmano, poi si vedrà… questo è il modus operandi che si pratica da qualche anno in Italia.
Dietro precise disposizioni, volte a eliminare pian piano tutto ciò che spara, e dietro il paravento di una discrezionalità amministrativa che è più ampia del Sahara.
Gli inglesi furono disarmati “casa per casa”, noi lo stiamo diventando “caso per caso”: dove sta la differenza?
Egregio signor Facchinetti, lei ha sbagliato a esternare la sua rabbia; se davvero desidera possedere legalmente un’arma, deve prima imparare a subire, standosene in silenzio!