L’avvocato Fabio Ferrari commenta l’interrogazione della senatrice Ilaria Cucchi sull’anagrafe digitale dei detentori di armi.
Leggo ora su queste pagine web della pregevole iniziativa della senatrice Ilaria Cucchi (Verdi-Sinistra Italiana) sull’anagrafe digitale dei detentori di armi.
Salto subito al nocciolo della questione, squisitamente giuridica, tralasciando ogni commento e demagogia: la previsione in recepimento della direttiva comunitarie sul controllo delle armi del 2018 riguarda le armi e le munizioni, non le condizioni psicofisiche dei detentori. Basta andarsi a leggere l’articolo 11 (lunghetto, ma ce la potete fare anche senza avvocato).
L’unico riferimento ai detentori si trova al n. 2 lettera a). “Il sistema di cui al comma 1 contiene le seguenti informazioni: […] dei detentori dell’arma, ivi compresi quelli riguardanti la sede legale qualora tali soggetti esercitino attività d’impresa, l’indicazione delle operazioni aventi ad oggetto ogni arma e la data in cui sono state effettuate, il relativo prezzo, nonché gli estremi del titolo abilitativo all’acquisto e, nel caso di persona fisica diversa dall’imprenditore, il luogo di residenza”.
Nessun dato sensibile di tipo medico, a livello di archivio informatico delle armi, l’Unione europea lo ha mai richiesto. Prima bufala.
È vero che quanto prevede il decreto legislativo 204 del 26 ottobre 2010 (un decreto del ministero della Salute da emanare) non è ancora in esecuzione. Mi chiedo come mai non l’abbiano fatto lustri di governissimi, tecnici e meno tecnici. Ora, che gli Italiani si sono espressi con il voto, diranno che è colpa del governo Meloni e dei “fascisti”. Seconda bufala.
È altrettanto vero che – in carenza del decreto del ministero della Salute – i titoli medici abilitativi per detenere le armi e per i porti d’arma sono stati emessi, spesso negati, da organi individuati dalla legge tra quelli di maggiore competenza e affidabilità dell’amministrazione medica e sanitaria. Dunque nessun vuoto normativo che possa avere cagionato situazioni di grave pericolo per l’ordine e l’incolumità pubblica. Terza bufala.
Mi fermo qui, non voglio infierire. Prima di presentare certe interrogazioni farebbero bene a non piegare il dettato normativo ai loro scopi. Le leggi si prendono così come sono scritte o le si cambia; se esiste la volontà politica di farlo.
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