La Fn 150 Match era progettata per primeggiare nelle gare di tiro e manteneva perfettamente le promesse: appartiene alla tipologia di pistole in calibro .22 Long rifle con mezzo carrello che vede armi di varie marche, diverse per meccanica ma simili nell’estetica, ed è sul mercato da oltre un secolo.
Con la dicitura “mezzo carrello” si intende la presenza di un carrello che anteriormente si appoggia al vivo di culatta della canna, senza sopravanzarlo in alcun modo, e scorre completamente a vista, dando l’idea di essere privo della metà anteriore: questa struttura è del tutto particolare ma ben si adatta alla debole cartuccia rimfire, consentendo un carrello dalla massa ridotta anche se realizzato in acciaio.
Neanche a dirlo, la prima pistola di questo tipo si deve alla matita del solito John Moses Browning che cedette i suoi disegni alla Colt che così, nel 1914, presentò sul mercato la nuova rimfire denominata Target Model: un vero successo che poi, con piccolissime modifiche, divenne la famosa Woodsman prodotta ininterrotta per cinquanta anni, dal 1927 al 1977.
Colt aprì la strada ma poi questa particolare struttura a mezzo carrello venne riproposta da numerosi altri produttori di pistole in .22 Lr, dalla Hi Standard alla recente Beretta Neos, passando per armi come la S&W 22A, alcune con cane interno altre con percussore lanciato. Volendo, potremmo includere nella categoria le “cugine” in cui il corto carrello non scorre a vista ma è ospitato in una prolunga della canna, come sulle Ruger, o del fusto, come sulla S&W 22 Victory.
Ovviamente tutte queste pistole avevano caratteristiche proprie e meccanismi di sparo e smontaggio ben diversi, ma a prima vista sembravano molto simili proprio per il ricorso al mezzo carrello: in definitiva le armi di questo tipo sono state numerose e ancora oggi hanno un buon successo, soprattutto al di là dell’oceano, mentre dalle nostre parti abbiamo sempre avuto progetti più simili alle armi centerfire, magari con carrello “tradizionale” alleggerito e con dimensioni ridotte.
Dato che la nostra rubrica Curiosando in armeria si occupa di prodotti con qualche decennio sulle spalle, parleremo di un prodotto Fn di questo tipi, progettato nei primi anni Sessanta: purtroppo stavolta non è frutto del nostro “curiosare” in qualche armeria, ma ci è arrivato come lascito di un caro amico. Vediamolo in dettaglio.
Browning e Browning
Se la primigenia pistola rimfire della Colt era un disegno del grande John Browning, questa Fn ha visto l’intervento di un suo diretto discendente, vale a dire il nipote Bruce Browning, cui si deve anche lo sviluppo del Bar civile: fu lui che provvide a razionalizzare il progetto della Woodsman, mantenendone le caratteristiche di base ma apportando modifiche tese a renderne più semplice la produzione e convinse la Fn belga, con cui la famiglia Browning aveva una lunga storia di collaborazioni di successo, a commercializzare la pistola nel 1961, dando vita a una serie di successi che continua ancora oggi con la serie Buckmark.
Già al momento della loro presentazione le pistole erano disponibili in alcuni allestimenti e numerose varianti: i modelli erano denominati Nomad, Challenger e Medalist e se in Europa erano commercializzati direttamente dalla Fabrique Nationale (Fn), negli States erano distribuiti dalla Browning Arms Company, sussidiaria al tempo della grande azienda belga.
Gli aspetti principali – come detto – erano ripresi dalla vecchia Woodsman: cane interno, carrello a “mezza lunghezza” totalmente a vista nonché la forma particolare del caricatore, progettato con una forte angolatura per non dare problemi con le sottili rimmed .22, disponendo i fondelli sporgenti in modo che non potessero mai accavallarsi.
La gamma Fn
I tre allestimenti della Fn erano destinati a differenti categorie di utenti. Nomad (o Standard) era la versione base, per non dire economica, mentre la Challenger era più indirizzata al tiro informale, ma presentava già molte caratteristiche di pregio come mire regolabili e scatto anch’esso registrabile: questo allestimento aveva il grilletto dorato, aspetto che diventerà un segno di riconoscimento di molte armi della Fn; della Challenger vennero inoltre allestite anche versioni di lusso, con incisioni e addirittura inserti in oro.
La Medalist era l’allestimento più prestigioso, indirizzato ai tiratori sportivi grazie ad alcune soluzioni sofisticate, come una canna pesante dotata di bindella ventilata che si estendeva posteriormente per tutta la lunghezza della pistola, mire finemente regolabili, possibilità di effettuare scatti in bianco, guancette anatomiche regolabili in altezza e scatti registrabili, caratteristiche che le permisero di confrontarsi alla pari con le migliori pistole da tiro del tempo (e non solo).
Sotto la canna era possibile montare un contrappeso sostituibile che consentiva al tiratore di meglio adattare l’arma alle sue esigenze: con la pistola erano forniti tre contrappesi di peso diverso e tutto era poi nascosto da una specie di astina in legno, caratteristica tipica di questa serie.
La Fn 150 Match
La Medalist era un’ottima pistola da tiro ma montava una canna troppo lunga per poter essere accettata nel circuito delle gare europee, in cui il limite era di 150 mm, e così, per poter superare il problema, venne allestita la versione con questa lunghezza di canna, versione che era conosciuta con vari nomi: in Usa era la International Medalist, da noi era commercializzata semplicemente come Fn 150 o Fn Match; su questo allestimento scomparvero le guancette regolabili e la possibilità di montare contrappesi, compresa la strana astina in legno sotto la canna.
L’esemplare fotografato è proprio una di queste: costruita nel 1973, ha ancora la canna a sezione tonda, che due anni dopo vedrà invece i lati spianati e insieme a diversi organi di mira e a piccole modifiche che permettevano di usarla nelle gare Nra ed europee, diventerà il modello International II.
L’estetica
L’estetica della 150 Match è fortemente caratterizzata dall’impugnatura molto inclinata, nonché dalla canna di buon diametro, dalla bindella ventilata e, non ultimo, dal mezzo carrello.
Inutile dire poi che il grilletto dorato c’è e si fa notare. Le guancette sono in legno e hanno una struttura adatta al tiro mirato, ma solo per chi usi la mano destra, presentando un vistoso poggiapollice sul lato sinistro e una buona zigrinatura su quello destro e, parzialmente, su quello posteriore (da notare che la Medalist poteva montare anche un’impugnatura per mancini).
Le guancette di serie sono molto più lunghe del fusto metallico della pistola e lasciano quindi un profondo vano nella parte inferiore: il caricatore, infatti, arriva a filo del telaio e, una volta inserito, “scompare” all’interno di questo spazio.
Anche il fermo dell’astuccio è posto tradizionalmente, per l’Europa, sul fondo del castello, per cui rimane “nascosto” e per raggiungerlo si deve operare un po’ alla cieca, anche se le dimensioni del vano tra le guancette sono abbastanza cospicue: prima di criticare questa soluzione si deve ricordare che questa pistola è nata per il tiro e non servono cambi fulminei di caricatore, mentre la notevole lunghezza delle guancette consente di avere un’impugnatura molto comoda per tutte le dita della mano.
Una curiosità è la presenza di un foro sul bordo superiore della guancetta di destra: serve a ospitare un corto perno, amovibile, che al momento dello sparo fungerà da deflettore del bossolo, impedendo che vada a disturbare il vicino di stallo.
Le mire
Tacca e mirino sono montati entrambi sulla bindella che corre superiormente per tutta la lunghezza dell’arma: in questo modo si evitano tutti i disallineamenti che possono affliggere quelle armi che hanno gli organi su parti in reciproco movimento. Il mirino è del tipo sottosquadro, in modo da evitare riflessi e sempre allo scopo presenta una grossolana rigatura trasversale, per di più sabbiata.
La tacca è registrabile nei due sensi e ha una struttura del tutto particolare. Tutto si basa su una staffa a U che può traslare orizzontalmente ed è fermata da una spina su cui può ruotare sul piano verticale, mentre due viti consentono di regolarne le posizioni. La regolazione sul piano orizzontale richiede quindi un certo spazio; questo giustifica la notevole larghezza del supporto e, mirando, si nota che risulta molto sporgente rispetto alle misure del carrello e del castello. Data questa struttura della tacca e il fatto che superiormente troviamo la grossa bindella, lo spazio per afferrare il carrello e arretrarlo è molto ridotto e, soprattutto se il cane è abbattuto, l’operazione non risulta molto agevole.
L’ergonomia
La Fn 150 Match risulta veramente comoda nel tiro lento mirato ed è perfetta da impugnare a una mano ma, al contrario, non è molto adatta alle moderne posizioni di tipo “combat” a due mani, data la larghezza delle guancette e la presenza del vistoso poggia pollice: meglio così, dato che usandola ci ha fatto capire che abbiamo perso il gusto del tiro meditato e ci ha portato a riscoprire piaceri ormai abbandonati da tempo.
Al poligono
Abbiamo portato la Fn 150 al poligono e l’abbiamo provata con vari tipi di cartucce: il funzionamento è sempre stato ineccepibile, anche con munizioni abbastanza deboli. Inutile parlare della precisione: elevatissima. Nelle mani di un buon tiratore (noi siamo solo sparatori) siamo sicuri che sarebbe in grado di reggere il confronto con molte armi più moderne e attuali.
Il servizio completo sulla Fn 150 Match è stato pubblicato nel numero di dicembre 2022 di Armi Magazine: puoi richiederne una copia cartacea o digitale sul sito shop di Editoriale C&C.