L’edizione astigiana del quotidiano piemontese contesta la gestione della pratica venatoria nella regione e nel Paese.
L’incidente di caccia a Bruno (AT), dove un cinghialaio ha colpito a morte un altro cacciatore, ha comprensibilmente dato la stura alle riflessioni e alle immancabili polemiche sulla sicurezza a caccia e sull’utilizzo delle armi. Sull’edizione astigiana de La Stampa in edicola ieri è comparso un articolo a firma Riccardo Coletti dal titolo “Caccia, troppi morti per errore: ora servono controlli più severi”. Coletti parla di “due grandi correnti” all’interno del mondo venatorio: chi preda la piccola selvaggina “con i pallini” e chi “in squadre organizzate, bracca i cinghiali con la pallottola”.
Al di là delle terminologie, niente è detto, giusto per dirne una, di chi caccia gli ungulati, escluso anche dalla presunta dicotomia tra “chi caccia lepri e fagiani” e “i cinghialisti (sic)”, con cui “convive con difficoltà”. Il senso è: ci vogliono più regole e maggiori controlli, nella convinzione che “sia meglio graziare una preda che commettere un reato”. La lettura diretta dell’articolo può portare ognuno a formarsi la propria opinione, sia sulla tematica sia sull’approccio giornalistico alla questione.