Che sia in atto la drastica diminuzione forzata su rilasci (ormai inesistenti) e rinnovi annuali del porto di pistola per difesa personale è dato pacifico e indiscutibile.
Da ultimo assistiamo – però – a una drastica accelerazione dei dinieghi e non ci vorrà molto per assistere alla definitiva abolizione di fatto del porto di pistola per difesa personale. In passato abbiamo assistito a un dimezzamento delle licenze ogni dieci anni, secondo i numeri diffusi dal Ministero, non visti su qualche sito complottista. Siccome uno dei peggiori difetti degli italiani è avere la memoria corta, è bene fornire nuovamente qualche dato che illustra il modo di procedere. Va tenuto presente che nel medesimo periodo sono diminuite in gran numero anche le licenze di porto d’armi per uso venatorio. Questo per scelta precisa dell’utilizzatore finale, che è cosa differente (molto differente) da un’imposizione amministrativa quale il diniego formale.
Percezione e realtà
Premesso che non abbiamo dati ufficiali relativi al 2022, si nota che nel 2002 le licenze di porto d’armi per difesa erano circa 45.600 (porto di pistola) e, già nel 2012, erano più che dimezzati: 22.000. Nel medesimo periodo la somma dei porti d’arma uso caccia e tiro a volo ammontava a poco più di un milione di licenze; questo dato va posto in evidenza soprattutto per contrastare le tesi fantasiose e in mala fede degli anti armi, che quasi ogni giorno intervengono sui media (senza alcun contraddittorio: un ottimo esempio di democrazia dell’informazione) declamando l’intollerabile aumento delle licenze per uso sportivo.
In realtà negli ultimi 10 anni si è assistito a una massiccia migrazione delle licenze per uso caccia verso quelle per uso tiro a volo, ma il numero complessivo è variato pochissimo, meno del 10% in 10 anni. Vuole semplicemente dire che molti utilizzatori delle armi non praticano più l’attività venatoria, per svariati motivi che non possiamo analizzare in questa sede. Vediamo ora che è successo dal 2012 al 2021 compreso: i porti di pistola uso difesa personale sono nuovamente quasi dimezzati, arrivando a 12.346. Passando dai dati numerici a quelli percentuali, sfruttando un diagramma elaborato da Truenumbers salta all’occhio che queste ultime licenze occupano solo l’1,03% del totale. È quindi vero quello che già abbiamo scritto a più riprese: attualmente siamo a un’incidenza minima e non significativa di questa licenza (1% del totale). Di questo passo ci avvicineremo presto allo zero.
Così è…
Peraltro la giurisprudenza più recente pare avallare l’assoluta discrezionalità (qui applicata in senso negativo), allorché scrive che la prefettura non ha alcun onere probatorio da assolvere verso chi ha goduto, in certi casi per decenni, di questa licenza. Quindi può decidere come meglio crede, senza neppure analizzare il singolo caso individuale con una puntuale istruttoria e correlata motivazione: è il trionfo assoluto e definitivo del “così è perché l’ho deciso io”.
Il primato della pubblica amministrazione contro il cittadino. Affidare l’arma al porto sulla persona è ritenuto un terreno delicato, comprendo bene, ma anche i motivi di chi continua a domandare i rinnovi annuali lo sono. Dalle ultime avvisaglie, portate a conoscenza da associazioni come Auda (molto attiva su questo tema) e dai contatti personali dovuti alla mia professione, si apprende che niente pare giustificare la facoltà di girare armato. Qualsiasi motivazione viene ritenuta carente e insufficiente: attività nei corpi armati dello Stato con esposizione alla criminalità organizzata, maneggio quotidiano di ingenti somme di denaro, minacce ricevute, lavori a rischio. Infatti molte prefetture respingono puntualmente le istanze sostenendo che il pericolo non è concreto e non è attuale.
Si mette in crisi anche il sistema dell’onere probatorio: non è ben chiaro, a questo punto, in cosa possa consistere il “dimostrato bisogno” che la legge richiede e che per decenni è stato ritenuto fondante la facoltà di girare armati. Non è neppure chiaro cosa si dovrebbe dimostrare in più e, soprattutto, come. Applicando il noto sistema della fetta di salame, si è raggiunto lo scopo di eliminare un tipo di licenza di porto d’armi, che esisterà solo sulla carta (art. 42 Tulps). L’attuale maggioranza politica, che non ha mai dimostrato un’evidente idiosincrasia contro i detentori di armi, sarebbe l’unica in grado di intervenire. Non sappiamo fino a che punto sia informata su quello che sta accadendo e quali siano le iniziative che intenderà contrapporre. Speriamo solo che ci sia la volontà (politica) di farlo.