Difesa del secondo emendamento, messa al bando delle armi d’assalto, background check universali: ecco la posizione di Kamala Harris, vice di Joe Biden e candidata alla presidenza Usa.
«Non porteremo via le armi a nessuno»: a un mese e mezzo dalle elezioni che potrebbero consegnarle la presidenza degli Usa, prima donna nella storia, o al contrario restituirla a Donald Trump (dopo Grever Cleveland, sarebbe il secondo a ricoprire la carica per due mandati non consecutivi), Kamala Harris cerca di rassicurare i possessori di armi.
Già durante l’ultimo dibattito con Trump aveva detto che lei e Tim Walz, il candidato vicepresidente, possiedono un’arma; lo ha ripetuto durante l’intervista con Brian Taff («a sit-down interview», ossia un’intervista faccia a faccia da seduti, una rarità in queste circostanze) della televisione 6 Abc di Philadelphia (Pennsylvania, uno degli Stati chiave del collegio elettorale), aggiungendo una dichiarazione a sostegno del secondo emendamento e a leggi ragionevoli sulla sicurezza delle armi.
Ma la sua lunga esperienza da procuratrice le ha consentito «di vedere personalmente» che cosa le armi d’assalto, «strumenti di guerra disegnati per uccidere rapidamente un gran numero di persone», facciano ai corpi umani: la volontà di vietarne la vendita e il possesso «è compatibile col secondo emendamento e il diritto di portare armi».
Allo stesso modo Kamala Harris ritiene necessario estendere i background check a ogni tipo di compravendita, posizione «appoggiata dalla maggioranza dell’Nra: è ragionevole voler sapere se un tribunale abbia considerato il potenziale acquirente di armi pericoloso per sé stesso o gli altri».
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