In dodici mesi la Kalashnikov Concern ha più che raddoppiato il proprio giro d’affari.
319 milioni di dollari. E un fatturato più che raddoppiato rispetto all’anno solare precedente. La Kalashnikov Concern, l’azienda che produce gli omonimi fucili d’assalto controllata al 51% dallo Stato russo, ha diffuso i dati relativi al 2016. E si capisce perché ormai le fabbriche di Izhevsk, nella regione degli Urali, funzionino 24 ore su 24, col lavoro distribuito su tre turni a ciclo continuo. Paradossalmente, la svolta è stata rappresentata dalle sanzioni varate da Stati Uniti e Unione europea dopo la crisi ucraina.
Da occidente, la Kalashnikov Concern ha cominciato a guardare ad Asia, Africa e Medio Oriente. Trasformando «un’azienda concentrata sulle armi non da guerra in una di tipo militare», stando a quanto afferma l’amministratore delegato Aleksey Krivoruchko al Wall Street Journal nelle dichiarazioni riprese da La Stampa. Assieme agli oligarchi Iskander Makhmudov e Andrey Bokarev, da tre anni Krivoruchko detiene il 49% della società non controllato dalla holding statale Rostec.