Grazie a una recente decisione del Tar del Lazio, veniamo a conoscenza dell’ennesimo diniego del Pda per difesa personale, anche se il prefetto che aveva istruito la pratica – ma si stava avvicendando con un altro – aveva dato parere positivo chiedendo però di produrre una nuova certificazione medica
Il prefetto subentrato ha invece negato la licenza (!) e il ricorrente si è visto negare anche dal Tar del Lazio tale prerogativa, con la sentenza numero 14137/2023. Di per sé è una “non notizia”, in quanto ormai il porto di pistola per difesa esiste, in pratica, solo sulla carta. In Italia non ci si può difendere dai malintenzionati.
Negando caparbiamente tali licenze, prefetti e Tar (Tribunali amministrativi regionali) svolgono una funziona benefica e preventiva in favore del disgraziato che pensa ancora di potersi difendere con un’arma contro assalti malevoli e rapine. Come? Impedendo che il malcapitato che gira armato possa incappare in processi penali per omicidio, tentato omicidio o lesioni personali. Esperienze devastanti che rovinano la vita, anche dal punto di vista economico oltre che morale e familiare.
Quindi, evitando che un cittadino (per quanto rispettoso delle leggi e affidabile) possa girare armato, elidono alla radice tale eventualità. Per tali motivi, corroborati dalle innumerevoli decisioni fotocopia degli ultimi cinque anni, non è neppure opportuno commentare la sentenza in sé. Si inserisce nel filone – dominante – che porterà a breve alla totale estinzione di questa licenza, orientamento fermamente voluto e attuato ai più alti livelli sul quale non si vede alcuna inversione di tendenza, perché nessuna iniziativa a livello politico appare concretamente in corso, nonostante qualche apertura che però si è arenata restando senza seguito concreto.
Oltre al danno, la beffa
Alcune considerazioni sulla vicenda sono però doverose. È proprio vero che se richiedo il rinnovo di un PdA, allegando il necessario, quindi anche le certificazioni mediche, devo nuovamente produrre tali documenti perché l’inerzia della pubblica amministrazione fa durare il procedimento un tempo abnorme, quindi i certificati (che valgono sei mesi) sono nel frattempo scaduti? A mio parere no… Le tabelle dei “termini definizione procedimenti” dicono che il questore ha 90/120 giorni di tempo per molte licenze che a lui competono e il prefetto (nel caso che interessa) ha 120 giorni per decidere sul porto di pistola per difesa personale. Tempi nettamente minori rispetto alla validità dei certificati medici, che quindi non devono più essere riprodotti con nocumento di tempo e danaro da parte del cittadino, incolpevole dei ritardi.
Peraltro esistono leggi e principi consolidati secondo i quali la pubblica amministrazione risponde a livello di danno per i ritardi, proprio per evitare al cittadino la beffa, oltre al danno. Questo, evidentemente, non vale per i PdA? E chi lo ha stabilito? A me non risulta che tali procedimenti siano immuni da censure in caso di ritardo.
Un’occasione mancata
Probabilmente il Tar del Lazio doveva stabilire che, tecnicamente, il diniego del prefetto subentrato va considerato una revoca a tutti gli affetti di qualcosa che già aveva superato con successo l’istruttoria ed era stato concesso (e poi revocato); ma si doveva entrare nel merito dell’obbligo per il ricorrente di produrre nuova certificazione medica.
Forse il ricorso andava esteso all’antefatto, se fu l’inerzia della pubblica amministrazione a causare la “scadenza” dei certificati. A meno che tale certificato non fosse stato prodotto al momento di presentazione del rinnovo… ma in questo caso la Prefettura non avrebbe neppure potuto entrare nel merito, in quanto mancava un documento indispensabile (certifica una condizione soggettiva essenziale) per istruire la pratica.
In definitiva tale sentenza appare da un lato un’occasione mancata per fare chiarezza sui tempi, spesso non rispettosi della legge, che troppi uffici si prendono per deliberare. Da un altro lato sembra la tipica coperta troppo corta, che da qualunque parte venga tirata lascia scoperto qualcosa. Brutte notizie entrambe, purtroppo.
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