Come iniziare? Quale arma acquistare per avvicinarsi nel modo corretto al mondo dell’avancarica e della Polvere Nera? Cerchiamo di fornire delle risposte a questi interrogativi
La scelta è ampia ma l’importante è fare le cose gradualmente e partire con il piede giusto, così come in tutte le nuove avventure: se decidessimo di dedicarci alla montagna non inizieremmo certo con una scalata ma ci avvicineremmo per gradi, attrezzandoci però come si deve per le prime passeggiate. Anche per l’avancarica è meglio iniziare dalle cose semplici: affrontare da subìto situazioni complicate – e che richiedono esperienza – è il modo migliore per avere cocenti delusioni e abbandonare dopo le prime volte. Al contrario, privilegiando le cose più semplici, saremo in grado di avere da subito appaganti risultati, un “rinforzo” che ci farà coinvolgere sempre più senza dover da subito fare i conti con le differenze rispetto alle normali armi a cartuccia metallica.
Il primo fucile
Proprio perché siamo abituati ad armi moderne, sarà bene andare a ritroso nel tempo e iniziare dalla tipologia più progredita dell’avancarica, ovvero dai fucili a percussione: la pietra focaia è ancora più affascinante, ma richiede attenzioni e tempo in più; iniziare con possibili cilecche e qualche ritardo di accensione, sicuramente dovuti alla propria inesperienza e non alle armi, non è certo il sistema migliore per avvicinarsi al mondo dell’avancarica. Vada allora per un’arma a luminello, o a percussione o a capsula che dir si voglia, ma il problema è cosa scegliere nella vasta offerta disponibile. Le repliche dei fucili a percussione si dividono in due categorie principali: quelle che riproducono armi militari e quelle che si ispirano, più o meno fedelmente, ai fucili civili del XIX secolo. Ricordando che le armi militari erano progettate esplicitamente per essere utilizzate durante tumultuosi eventi bellici e quindi privilegiavano la semplicità di utilizzo, riteniamo che, per iniziare, la scelta giusta sia proprio la replica di uno dei fucili che a metà dell’Ottocento rappresentavano lo stato dell’arte nel settore militare e che furono gli ultimi rappresentanti delle armi ad avancarica prima dell’affermarsi delle cartucce metalliche. La procedura di caricamento è semplicissima: si versa la polvere, si spinge in canna senza sforzo una palla di tipo Miniè, a base cava e sottocalibrata, si pone sul luminello una capsula “a cappello di prete”, grossa e facilmente maneggiabile, si arma del tutto il cane e si spara. Pochi gesti, poche componenti, nessuna difficoltà nel caricamento, praticamente zero probabilità di cilecca anche per i più inesperti: il modo giusto per iniziare e divertirsi.
Cosa offre il mercato
Per tanti motivi, reperibilità di palle e accessori, valore dell’usato eccetera, riteniamo che si debba privilegiare il calibro più diffuso, sia all’epoca sia al giorno d’oggi: il .58”. Per uso militare rappresentò il massimo dell’efficienza, a parte armi specifiche da tiratori scelti in calibri minori come il 45 o il 40/41, ed associato alla palla Minié dominò i campi di battaglia di tutto il mondo negli ultimi decenni dell’epoca dell’avancarica. L’arma che decretò il successo della palla Minié fu l’Enfield Pattern 53 in calibro .577 e ben presto le sue numerose qualità portarono molti arsenali a copiarne le caratteristiche principali mantenendone al contempo il calibro, ora lievemente arrotondato a .58. Tutte queste armi e le loro varianti sono oggi disponibili come repliche, costruite con materiali migliori degli originali e con più strette tolleranze, il che permette di utilizzarle con estrema soddisfazione sul campo di tiro: di tutte le repliche, ovviamente, le migliori sono quelle realizzate nel nostro Paese e per quanto riguarda quelle in calibro .58 troviamo numerose proposte sia di Pedersoli sia di Chiappa. La Davide Pedersoli ha a listino gli Enfield nei tre allestimenti classici, i modelli 53, 58 e 61, quest’ultimo con canna da soli 24 pollici. L’azienda di Gardone propone poi numerosi altri fucili in calibro .58 che riproducono le armi di costruzione americana utilizzate nella guerra di secessione: lo Springfield 1861, lo Zouave, il Richmond 1862, il Mississipi ed il Cook & Brother, “copia” sudista dell’Enfield 61. La Chiappa Firearms, a sua volta, propone tutte le versioni dell’Enfield, gli Springfield 1855 e 1861, il Richmond 1862 e lo Zouave 1863, questi ultimi due anche in versione Carbine con canna da 25 pollici. Come si vede c’è solo l’imbarazzo della scelta, scelta che dovrà basarsi su aspetti particolari come il gusto estetico, la lunghezza della canna e dell’arma e, non ultimo, il fascino storico. Per iniziare scarteremmo comunque le versioni a canna troppo corta, optando per quelle con tubo da 33 pollici in su.
Noi abbiamo scelto, per motivi storici e di affezione, proprio il capostipite, ossia un Enfield P53 “tre bande”: canna da 39 pollici, rigatura di 1:78” a tre princìpi, calciatura in legno di noce, finimenti in ferro e il classico acciarino che rese queste armi le più richieste sul mercato internazionale con le sue linee aggraziate e le dimensioni ridotte rispetto ai fucili militari coevi.
La tacca di mira è regolabile fino a circa 1000 yard, e anche se non consente regolazioni micrometriche è ben più che sufficiente anche per tiri a lunga distanza. Sempre per mantenere la semplicità operativa, pur tradendo in parte la fedeltà storica, ci doteremo di palle Miniè da .577 commerciali, un tubetto di grasso specifico con cui riempirne i solchi esterni (si può fare con le dita, operando su una palla per volta: la pratica dell’avancarica non è certo per chi teme di sporcarsi le mani…) e una scatolina di capsule adatte, le cosiddette “quattro ali”; dovremmo poi acquistare un set di pezzuole delle dimensioni adatte al calibro, necessarie per pulire la canna tra un colpo e l’altro e prima di iniziare la seduta al poligono, ed infine dovremo acquistare la Polvere Nera, unico componente per cui è necessario il porto d’armi. Ovviamente si possono rendere le cose più efficienti dotandosi di ulteriore attrezzatura specifica, ma come detto il nostro scopo è iniziare a divertirci senza troppe complicazioni: per aumentare la nostra attrezzatura c’è tempo, per ora godiamoci la semplicità.
Un pò di storia: Enfield P53 e palla Minié
Con le riconosciute doti dei fucili rigati, rispetto a quelli precedenti a canna liscia, il problema che affliggeva i progettisti di armi ad avancarica era quello di trovare un proiettile che si potesse inserire in canna senza troppo forzare ma che fosse in grado di “prendere la rigatura” e non richiedesse né troppo tempo né troppa perizia come avveniva sulle armi civili, risultando alla portata del soldato medio. Le soluzioni proposte furono numerose, molte addirittura cervellotiche: palle dotate di alette o settori sporgenti da inserire nelle rigature della canna (Jacob), oppure “cinturate” (Brunswick) nonché esagonali (Withworth), o ancora steli sporgenti sul fondo della camera di scoppio su cui far deformare la palla stessa (sistema Thouvenin), o al contrario un grosso gradino alla fine della zona destinata alla polvere su cui di nuovo deformare e allargare la tenera palla in piombo (Delvigne).
L’idea alla fine vincente fu quella di fare svolgere il lavoro di espansione della palla e conseguente presa delle rigature agli stessi gas di sparo. Le soluzioni furono due: una vedeva la palla dotata di profondi solchi radiali che ne permettevano la deformazione sotto la pressione dei gas, revocandone l’accorciamento e l’aumento di diametro (Lorenz), la seconda, la vera vincitrice, fu il proiettile sottocalibrato e dotato di una cavità posteriore che si espandeva sotto la forza dei gas. Pare che l’idea sia venuta a più di un progettista, ma oggi si parla genericamente di palla Miniè, dal nome dell’inventore francese che la portò al successo. Di palle sottocalibrate e cavità posteriore, in effetti, ne esistevano almeno un paio di famiglie, la più famose delle quali era l’ordinanza inglese Pritchett in cui l’espansione era dovuta ad un cuneo inserito nella cavità posteriore, realizzato nel tempo con vari materiali. Gli statunitensi, impegnati nella loro Guerra di Secessione svilupparono quella che è oggi considerata la Miniè per antonomasia, con la cavità posteriore e tre solchi di grassaggio sulla superficie, un perfezionamento dovuto a un certo James Burton dell’arsenale di Harpers Ferry.
Comunque sia, la palla “a espansione posteriore”, in tutte le sue incarnazioni, fu la protagonista degli anni a cavallo della metà dell’Ottocento. Adottata dagli inglesi in un calibro di “soli” 577 millesimi di pollice (14,65 millimetri) con il fucile Enfield 1853, dette vita ad un binomio che fu copiato in mezzo mondo e divenne il protagonista dei principali eventi storici del tempo: anche l’organizzazione della Spedizione dei Mille prevedeva proprio la dotazione di 23.00 Enfield P53 acquistati con il “Fondo per il milione di fucili”, la sottoscrizione promossa da Giuseppe Garibaldi in persona, ma l’intervento delle autorità piemontesi ne impedì la distribuzione. Pare comunque che almeno un centinaio di questi fucili, reperiti durante la sosta dei Mille a Talamone, abbiano visto l’impiego nelle prime battaglie in Sicilia, senza contare che poi, una volta visto il successo dell’impresa, gli stessi piemontesi sbloccarono parte della fornitura. In conclusione, Enfield P53 e palla Minié fanno parte anche della nostra storia, un motivo di più per iniziare proprio da qui la nostra avventura con l’avancarica.
Le repliche dell’Enfield
Ottime repliche dell’Enfield sono state proposte già negli anni ’70 dall’inglese Parker Hale, accreditata di utilizzare modelli e progetti originali; le attrezzature della Parker Hale vennero poi rilevate, a quanto si dice, dall’italiana Euroarms che apportò alcune modifiche ed ebbe un enorme successo soprattutto negli Usa, dove la richiesta di questi fucili è sempre stata elevatissima dato che il P53 è stato uno dei protagonisti della Guerra tra gli Stati (1861-1865), con circa novecentomila esemplari forniti dagli artigiani inglesi a Nord e Sud. Circa quattro anni orsono, la Euroarms ha deciso di cessare la produzione delle armi a percussione di origine militare ed è subentrata la Davide Pedersoli che non si è limitata a riproporre i modelli tal quali, ma ha apportato numerose piccole modifiche per renderli sempre più vicini agli originali utilizzati nella guerra americana.
Infatti, quello che chiamiamo genericamente Enfield P53 ha visto alcune modifiche nel corso della sua produzione e gli appassionati parlano di quattro varianti principali, con la terza che è quella effettivamente utilizzata Oltreoceano, mentre gli esemplari sia di Parker Hale che di Euroarms presentavano molti tratti della quarta “generazione”, risultando così anacronistici agli occhi dei reenactors americani, sempre attenti ai minimi dettagli. Alla notizia che la Pedersoli si sarebbe interessata agli Enfield, gli appassionati del forum della “The North-Sud Skirmish Association” (www.n-ssa.org) iniziarono a proporre sui forum tutta una serie di modifiche per rendere i fucili dei veri Third Model e tali suggerimenti, mediati da Balazs Nemeth, capo editore della rivista “BlackPowder N.1” della stessa Pedersoli, sono stati accolti dall’azienda italiana ed ora gli Enfield e tutte le armi a percussione del periodo realizzati dalla Casa gardonese sono le repliche che più si avvicinano agli originali come dimensioni e riproduzione dei minuti particolari, e per di più sono decisamente superiori come lavorazioni e qualità dei materiali.