Il piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna apre all’impiego dei moderatori di suono in Italia.
Non è immediato individuarlo in mezzo alle 85.010 battute di cui si compone, ma nel piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica (è comparso sulla Gazzetta ufficiale numero 152 del 1° luglio) c’è, quasi nascosto in mezzo ai mille commi e sottocommi, un passaggio che potrebbe consentire d’impiegare i moderatori di suono in Italia.
Insieme alle trappole e alle ottiche per la visione notturna, tra gli strumenti idonei per «intervenire con selettività ed efficienza» sono infatti esplicitamente citati «gli attenuatori di suono»; e per gli abbattimenti selettivi alla cerca, sia da autoveicoli sia a piedi, e da appostamenti fissi o temporanei è previsto l’impiego di «strumenti per l’attenuazione del rumore».
Al momento è però in vigore la legge 110/75 che all’articolo 2 vieta «la fabbricazione, l’introduzione nel territorio statale e la vendita» di «ogni dispositivo progettato o adattato per attenuare il rumore causato da uno sparo» a meno che non sia destinato all’esportazione o «alle forze armate e ai corpi armati».
Potrebbe essere questo il gancio cui aggrapparsi: l’esecuzione dei piani di controllo è infatti un’operazione di polizia faunistica, esercitata in prima battuta dalle forze dell’ordine. Ma l’elenco dei cosiddetti coadiutori s’è molto ampliato: oltre alle guardie venatorie e ai cacciatori formati ci sono infatti entrati anche «società private, ditte specializzate e operatori professionali».
È indubbio che se non una modifica serve quantomeno un chiarimento normativo: per adesso è inevitabile attendere.
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