La Federazione svizzera di tiro vuole sfruttare ancora tutti i canali diplomatici aperti, ma se non otterrà aperture nella discussione sul ddl che recepisce il testo della norma europea è pronta a lanciarsi nella campagna referendaria.
In caso di referendum, la Federazione svizzera di tiro stanzierà mezzo milione di franchi, poco meno di 420.000 euro, per la campagna: i cittadini della Confederazione elvetica sono pronti a tirare su le barricate contro il recepimento nazionale della Direttiva Armi. Secondo la SSV, diverse disposizioni del disegno di legge si contrappongono agli interessi dei tiratori; ma il referendum sulla Direttiva Armi rimane l’extrema ratio.
Tra la mediazione e il referendum sulla Direttiva Armi
Prima di chiamare i cittadini a esprimersi in prima persona su una decisione che potrebbe cambiare nettamente la legislazione svizzera o, al contrario, i rapporti col resto del continente, la Federazione di tiro ha intenzione di sfruttare tutti i canali della diplomazia per convincere la politica a evitare una conta così densa di conseguenze. Senza però aver timore dell’eventuale chiamata alle urne. Oltre alla SSV, hanno minacciato di lanciare un referendum anche l’organizzazione Pro Tell e l’Associazione svizzera dei sottufficiali. Contraria al testo pure l’Udc.