Susanna Camusso chiede al governo di valutare se modificare la disciplina che regola l’esportazione di armi e munizioni da caccia.
Il governo deve valutare se includere l’esportazione di armi e munizioni da caccia nella disciplina della legge 185/90, quella relativa in generale alla movimentazione dei materiali d’armamento. Glielo chiede il gruppo parlamentare del Partito democratico con un’interrogazione (prima firmataria Susanna Camusso) a Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, chiamato a chiarire l’operato dell’azienda italo-francese Cheddite.
Un membro della milizia basij ha infatti dichiarato che per reprimere le proteste in Iran si stanno utilizzando anche «cartucce da caccia non contrassegnate»; sono «piene di pallini di metallo, che causano piccole ferite dappertutto» nei corpi delle vittime; e secondo il team investigativo The Observers dell’emittente televisiva France 24 si tratta anche di munizioni Cheddite.
Nell’interrogazione Susanna Camusso cita Mehrdad Emadi, consigliere economico dell’Unione europea. Per lui «Cheddite è legalmente responsabile sia se l’Iran ha acquistato le munizioni direttamente sia se l’ha fatto da terzi» (transito dalla Turchia?); il produttore deve infatti «controllare gli acquirenti e assicurarsi che non rivendano i prodotti a organizzazioni terroristiche o Paesi cui le norme europee lo vietano».
Susanna Camusso sottolinea che la Cheddite è scritta al registro nazionale delle imprese che possono richiedere licenze d’esportazione di materiale di armamento; ma non ne ha mai ricevuta alcuna legata alla legge 185/1990. Pertanto «le munizioni rinvenute potrebbero esser state trasferite all’estero sulla base di licenze rilasciate ai sensi della legge 110/1975», che regola la «movimentazione di armi e munizioni per usi diversi da quelli militari». Ecco perché potrebbe essere il caso di riformularne la disciplina.
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