Siamo alle porte della nuova stagione di caccia e sono arrivate anche le prime dichiarazioni del neo ministro dell’Ambiente Sergio Costa sull’attività venatoria.
Innanzi tutto ecco la “carta d’indentità” del nuovo ministro del governo Conte, già comandante della Forestale campana e poi, prima di assumere il nuovo incarico nella squadra di governo, generale di brigata dell’Arma dei Carabinieri. Classe 1959, laureato in Scienze Agrarie presso la facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, titolato SFP – Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia del ministero dell’Interno con un master di alta specializzazione in teoria del coordinamento, ha poi arricchito la sua formazione con un master in diritto e gestione dell’ambiente. E il suo nome è legato a doppio filo con l’inchiesta sulla Terra dei fuochi, che dai primi anni Duemila ha permesso di far luce su una serie di attività illecite legate allo smaltimento di rifiuti tossici, nell’area tra le province di Caserta e Napoli.
“Il cacciatore che si mantiene dentro la legge lo rispetto”
E proprio a ridosso della prossima apertura il neo ministro, intervistato da Alessandra Arachi per il Corriere della Sera (8 luglio 2018), ha espresso pubblicamente la sua posizione sulla caccia. Tralascio volutamente la “questione lupo” da cui è partita l’intervista, perché, allo stato dell’arte, la caccia non c’entra nulla con tale questione e con le criticità che lo Stato deve gestire legate alla presenza del predatore. Ma a domanda diretta se fosse o no favorevole alla caccia Sergio Costa ha dichiarato “per la caccia c’è una legge riconosciuta dallo Stato. Quindi come ministro della Repubblica sto con la legge. Il cacciatore che si mantiene dentro la legge lo rispetto”, definendo bracconieri coloro che la legge non la rispettano e palesando la sua intenzione “di inasprire le pene contro di loro innalzando il livello dei reati, passando da contravvenzionali a delitto”.
Bracconaggio: necessaria un’intensa attività di prevenzione
Continua poi specificando che nel programma di governo è previsto un’intensa attività di prevenzione, in primis un aumento pesante dei controlli tale da essere “vissuto dai bracconieri come deterrenza preventiva”. Per questo è necessario “aumentare la rete coinvolgendo le polizie locali. Ovvero le polizie municipali, provinciali, metropolitane. Anche i carabinieri forestali che agiscono sul territorio”. E conclude sottolineando l’importanza dell’attuazione di tale piano.
Le forze politiche attualmente al governo sono sostenute dalla larga maggioranza degli italiani. Legge, legalità e rispetto è quello che gli italiani stanno chiedendo da tempo a gran voce e con forza. Rispetto per la caccia, per chi la pratica nei limiti di legge e lotta al bracconaggio è quanto è emerso dalle prime dichiarazioni del ministro dell’Ambiente. Eppure, anche questa volta, i rumors mediatici non sono mancati, anzi, e senza nemmeno aspettare lo sviluppo degli eventi. Parafrasando Eraclito, chi non è soddisfatto di poco, non potrà essere soddisfatto con niente.
© Viviana Bertocchi, editoriale Sentieri di Caccia agosto 2018