Da quasi quattro anni anche i detentori senza porto d’armi hanno bisogno di esibire e rinnovare il certificato medico; nelle scorse ore il Viminale ha diffuso una circolare sulla questione.
Il ministero dell’Interno emanato una circolare con la quale invita gli organi periferici e verificare se i detentori senza porto d’armi, ossia coloro che detengono armi senza titoli, abbiano o non abbiano presentato la certificazione medica necessaria per la mera detenzione. Protocollata in data 6 giugno 2022, la circolare è la numero 557/pas/u/008046.
È opportuno porre l’accento su un paio di questioni che vengono presentate in modo non troppo preciso. L’emanazione sembra dettata dalla fine dello stato di emergenza, che la circolare afferma cesserà il prossimo 30 giugno. Non è proprio così: lo stato di emergenza sanitario è cessato parecchie settimane or sono; il lavoro di questure e prefetture dovrebbe essere tornato alla normalità da allora, non dalla data di proroga delle licenze.
C’è un altro punto che è bene chiarire. Dopo la nascita dell’obbligo di certificazione – settembre 2018 – gli interessati hanno avuto un anno di tempo per mettersi in regola: molti lo avranno fatto. Per gli altri, colpevoli ritardatari, sarebbe interessante chiedersi se la diffida ad adempiere entro 60 giorni valeva solo per il periodo transitorio, oppure abbia conservato una valenza generalizzata. Se sposiamo tale ultima tesi, più garantista, nessuna azione di ritiro cautelare, spossessamento, o avvio del procedimento prefettizio ex articolo 39 del Tulps potrà essere attivata prima che decorrano infruttuosamente 60 giorni dall’atto formale di diffida. Fa fede la data di ricezione da parte del destinatario, non quella di invio.
Più che ai meri detentori, l’impulso di questa circolare sembro rivolta agli uffici periferici, che in parecchi casi non hanno una situazione aggiornata di acquisti e cessioni delle armi. La redazione e il sottoscritto restano a disposizione per ogni chiarimento su tali questioni.
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