Quando gli agenti si presentano alla porta per verificare se la custodia e la detenzione delle armi sono adeguate, è necessaria «una collaborazione piena e fattiva».
Opporsi alla richiesta degli agenti che intendono controllare se le modalità di detenzione e custodia delle armi siano adeguate è un motivo sufficiente per vedersi revocare la licenza; lo ha stabilito il Consiglio di Stato (sentenza 11428/2022) confermando quanto deciso dal Tar di Potenza. Chi vuole conservare la licenza è infatti chiamato a «una collaborazione piena e fattiva», senza la quale è impossibile verificare che la legge sia rispettata; un comportamento diverso è di per sé sintomo d’inaffidabilità.
Il Consiglio di Stato ricorda inoltre che operazioni di questo tipo rientrano nell’ordinaria attività amministrativa di controllo; l’intervento dunque non soggiace alle formalità che il codice di procedura penale prevede per l’accesso al domicilio né richiede l’autorizzazione preventiva dell’autorità giudiziaria.
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