L’esigenza di carabine compatte si palesò dapprima in ambito militare così, agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, comparve il primo scout rifle. Quella che era una semplice ideazione del marine degli Stati Uniti, John Dean “Jeff” Cooper (10 maggio 1920 – 25 settembre 2006), ha dato origine, negli anni, alla creazione di una nuova tipologia di carabina
Con il termine scout (esploratore o ricognitore) l’esercito degli Stati Uniti intendeva definire un uomo “addestrato all’uso del terreno e della copertura, al movimento da una copertura all’altra, al tiro con il fucile, alla lettura della mappa, all’osservazione e alla segnalazione accurata dei risultati”. Per la sua funzione lo scout non sparava ma – se costretto a farlo – doveva sparare velocemente, con precisione e il meno possibile. “Un colpo, un centro e poi svanisci!” questo era il suo motto. Non aveva bisogno di un fucile d’assalto (“You may need single hits not volume fire” titola il contributo di Jeff Cooper per Gun Digest) ma di uno scout rifle.
Canna corta
L’arma che serviva a questi uomini doveva essere compatta e capace di adattarsi alle molteplici situazioni di tiro che potevano palesarsi dietro le linee nemiche. Per rispettare il requisito della compattezza richiesto era necessario dotare il fucile di una canna corta, anche se questa avrebbe ridotto la velocità del proiettile e aumentato la rumorosità della fucilata. Parlando di canna corta si faceva convenzionalmente riferimento a una misura di 18 ½ pollici: con queste caratteristiche una carica di 43 grani di Imr 3031 in calibro .308 Winchester poteva spingere una palla da 150 grani a circa 2.700 feet per second (823 metri al secondo).
Erano le stesse prestazioni balistiche che raggiungeva il vecchio calibro .30-06 Springfield in canna da 24 pollici e che andarono molto bene a Theodore Roosevelt e Stewart Edward White in Africa. Una palla spitzer in calibro .30 da 150 grani lanciata a 2.700 fps non offre certo una prestazione da “calibro magnum” ma ha lasciato registrare uccisioni con un solo colpo in tutto il mondo in talmente tante occasioni che ci si potrebbe chiedere perché sia necessario qualcosa di più, a meno che il proprio obiettivo non pesi più di 1.000 libbre (poco oltre 450 chilogrammi). In tal modo, una carabina in calibro .308 Winchester con azione compatta e canna corta poteva essere contenuta entro la lunghezza complessiva di circa 37 pollici (ossia 94 centimetri) senza gravi perdite in termini di prestazioni.
Gli organi di mira
Per quanto attiene agli organi di mira, lo scout rifle doveva essere equipaggiato sia con mire metalliche sia con ottica. Il mirino anteriore doveva essere a palo, possibilmente colorato in rosso, squadrato e molto ampio mentre la mira posteriore a bordi sottili del tipo comunemente indicato come ghost ring. Alle mire fisse doveva essere affiancato un sistema di puntamento da impiegare sulle distanze maggiori. Un’ottica convenzionale sarebbe stata troppo ingombrante e l’estrazione pupillare insufficiente per l’uso a cui lo scout rifle era destinato. La scelta più razionale apparve quella d’utilizzare un’ottica a lunga focale.
Negli anni ’80 dello scorso secolo l’offerta commerciale non era amplissima così fu consigliato di adattare all’arma un’ottica Leupold da 2x con una distanza focale di dieci pollici in associazione all’attacco Buehler capace di abbassare al minimo la linea di mira. L’oculare dell’ottica sarebbe venuto a trovarsi a filo con l’estremità anteriore del pozzetto del caricatore. Questa combinazione avrebbe garantito tiri accurati anche sulle distanze più lunghe. L’alimentazione doveva essere affidata a un caricatore amovibile dalla capacità superiore rispetto a quelli convenzionali da caccia. Si valutò anche di adattare il caricatore da 20 colpi in dotazione al fucile M14 ma avrebbe reso l’arma terribilmente goffa e ingombrante (Jeff Cooper, The scout rifle idea, Gun Digest, 38° Edizione, 1984, pp. 40-43). Considerando l’attuale presenza sul mercato di questa tipologia di carabine, a distanza di quasi quarant’anni dall’intuizione di Jeff Cooper, non può che darsi atto della meritoria progettazione.