L’Opal ha dato il via a un progetto che prevede la pubblicazione e l’aggiornamento di un database di omicidi e reati commessi con armi legalmente detenute
Un dato numerico non è mai solo un dato numerico. Risente sempre del taglio che gli viene dato. Ecco perché non è neutrale la decisione dell’Opal di pubblicare un database degli omicidi e reati commessi con armi legalmente detenute. Con la volontà di aggiornarlo periodicamente. Sulla scia del fatto di cronaca di Casaletto Lodigiano, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere conta otto omicidi con armi legalmente detenute nel corso del 2017.
Vengono poi calcolati in 31 i reati generici commessi con armi detenute con regolare licenza. Una, nel giorno di San Valentino, la rapina sventata. Rimane poi il capitolo intricatissimo dei cinque casi da appurare. In cui rientra anche la morte accidentale durante la pulizia dell’arma.
Giorgio Beretta: “Nessuna statistica differenzia tra malfattori e reati compiuti con armi legalmente detenute”
Giorgio Beretta, curatore del database, ha presentato il progetto in una serie di interviste a Radio 1, Radio Popolare e Radio Onda d’Urto. Nell’ultimo intervento, l’esponente dell’Opal ritorna sul dibattuto argomento della legittima difesa. E identifica i capisaldi della legge in vigore in minaccia in atto e proporzionalità della sanzione. Beretta è consapevole della difficoltà di valutarli, in una situazione di potenziale pericolo. Ma ribadisce che se a fronte di una minaccia all’interno della proprietà “si comincia a sparare all’impazzata”, o si spara alle spalle di chi fugge dopo aver esploso dei colpi per aria, “è difficile argomentare l’atto come legittima difesa”.
Chiamato in causa anche da Avvenire, Beretta ribadisce l’importanza di “raccogliere in un unico elenco” le informazioni contenute nel database. Anche perché le statistiche “non distinguono tra reati commessi da criminali, con armi illegali, e quelli con armi legalmente detenute”.