Corte suprema conferma regolamentazione delle ghost gun

Corte suprema conferma regolamentazione delle ghost gun
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Con una maggioranza nettissima la Corte suprema ha confermato che per circoscrivere il fenomeno delle ghost gun è lecito prevedere alcuni obblighi (numero di serie, background check dell’acquirente) per il mercato dei kit costituiti da parti d’arma semilavorate.

È cambiato l’inquilino della Casa bianca, non l’orientamento della Corte suprema che a distanza d’un anno e mezzo ha ribadito che è legittimo il provvedimento con cui Joe Biden ha tentato di regolamentare le cosiddette ghost gun, ossia le armi costruite a domicilio con un kit apposito che contiene le componenti semilavorate; netta la maggioranza, 7-2: solo Clarence Thomas e Samuel Alito si sono detti contrari; e dunque i conservatori John G. Roberts, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett hanno votato insieme alle progressiste Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson.

Nel 1968, anno d’adozione del Gun control act, «le attrezzature e i materiali necessari per fabbricare un’arma in casa erano troppo costosi» scrive Gorsuch, l’estensore della sentenza. «Con l’introduzione di nuove tecnologie come la stampa 3D e i polimeri rinforzati, ciò non è più vero. Oggi le aziende sono in grado di realizzare e vendere kit di parti di armi che gli acquirenti possono assemblare a domicilio».

Pertanto è lecito estendere ai kit alcuni obblighi che originariamente la legge prevedeva solo per l’acquisto di armi, come il controllo dei precedenti (è la procedura nota come background check) e la marcatura con il numero di matricola.

Questa la situazione al momento; ora è necessario capire come intenderà muoversi Donald Trump, che un paio di mesi fa ha firmato un ordine («Per la protezione dei diritti garantiti dal secondo emendamento») con cui ha chiesto al procuratore generale di rivedere le restrizioni imposte dal predecessore.

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