La Cassazione ha ribadito in quali casi la convivenza può diventare concorso nella detenzione illegale di armi.
Di per sé la coabitazione, o convivenza, non è sufficiente a configurare il concorso nella detenzione illegale di armi; perché la condotta sia punibile è necessaria la presenza di «altri elementi significativi» (a titolo d’esempio: essere consapevole della loro presenza nell’abitazione condivisa e non fare niente «per rimuovere questa situazione antigiuridica, manifestando una chiara connivenza»).
Lo ha ribadito la quinta sezione penale della Cassazione (sentenza 10445/2024) passando in rassegna una serie di pronunce passate che, sia pure da prospettive diverse, sul punto sono concordi.
Tendenzialmente (ma «in ogni caso [bisogna rapportare] le pronunce ai casi concreti») per essere punibile il convivente, o la convivente, di chi detiene illegalmente armi deve essere a conoscenza della situazione e non averla denunciata; è un indice di punibilità anche la mancata collaborazione con le forze dell’ordine che perquisiscono l’appartamento.
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