Sembra una situazione da commedia degli equivoci, se ci fosse qualcosa di comico. Il Tar del Lazio ha restituito il porto di pistola per difesa personale a un uomo che nel 2006 fu accusato di aver minacciato un operaio nel cortile condominiale.
Sono casi sempre più frequenti in questi fatti di cronaca, ma ai tempi della giustizia amministrativa non ci si abitua mai. Ci sono voluti undici anni perché al titolare di un’azienda agricola fosse restituito il porto di pistola per difesa personale che deteneva dal 1982. Con tante scuse, verrebbe da dire. Anche perché l’evento che nell’ormai lontano 2006 dette il via alla vicenda sembra uscito da una sit-com.
Rientrando con l’auto nel cortile condominiale della propria abitazione, l’uomo si accorse che davanti all’ingresso del proprio garage era parcheggiato un camioncino che conteneva telai di finestre e vetri.
Solo un equivoco
Vale la pena di far riferimento diretto alla sentenza per raffigurarsi meglio la situazione. L’uomo, scrivono i giudici del Tar del Lazio, “aveva chiesto agli operai intenti a montare i serramenti presso un appartamento del condominio di spostare il mezzo”. Questi avevano risposto che lo avrebbero fatto “solo dopo aver finito di scaricare la merce”. L’uomo aveva replicato, “allargando le braccia in modo che gli si era aperta la giacca, che non avrebbe potuto attendere. In tale circostanza l’operaio si era avveduto che l’uomo aveva nella fondina un’arma e lo aveva accusato di averlo minacciato, chiamando la polizia.
Nel frattempo era sopraggiunto il proprietario dell’appartamento in cui erano in corso i lavori e il furgone era stato spostato”. Il processo penale si è concluso con l’assoluzione per insussistenza del fatto. E dopo qualche (!) anno è giunta anche la sentenza della giustizia amministrativa che restituisce all’uomo il porto di pistola per difesa personale. Perché “è verosimile che il denunciante avesse equivocato intravedendo la pistola attraverso la giacca scostata”.