L’esistenza di seri conflitti familiari può portare alla revoca del porto d’armi: la sentenza del Tar della Puglia.
C’è stato un periodo in cui si susseguivano le revoche di porto d’armi per reati, di solito bagatellari, commessi decine di anni prima. Adesso è il momento delle liti familiari: dopo il caso di Rieti e la sentenza del Tar del Lazio, è la giustizia amministrativa della Puglia a respingere il ricorso di un cittadino di Brindisi al quale il prefetto ha imposto di “cedere a terzi (aventi titolo all’acquisto, purché non conviventi) le armi, munizioni e materie esplodenti, con obbligo di comunicare l’avvenuta cessione oppure provvedere, a sue spese, alla relativa disattivazione o alla rottamazione, pena la loro confisca e successiva rottamazione coattiva”. Il motivo è per l’appunto “l’esistenza di seri conflitti familiari, indubbiamente presenti nel recente passato dei coniugi […], testimoniati dai reiterati, e non già sporadici, episodi verificatisi”.