Il Tar della Liguria ha ribaltato quanto stabilito dalla questura di Savona: se il divieto non scatta obbligatoriamente, la decisione deve essere puntualmente motivata.
Non tutti i reati hanno lo stesso peso nella valutazione d’affidabilità per la concessione del porto d’armi. Chi è condannato per peculato e concussione non incorre nel divieto automatico, per dire. E, perché sia valida, la revoca deve essere ben motivata. Altrimenti è molto probabile vincere il ricorso. Lo ha ribadito il Tar della Liguria con una sentenza resa nota nel pomeriggio di ieri: è stato restituito il porto d’armi venatorio a un cacciatore di Savona che se l’era visto revocare dalla questura dopo la condanna. Sulla decisione dei giudici amministrativi pesa in parte anche l’esito positivo dell’affidamento in prova ai servizi sociali, dopo il quale “il tribunale di sorveglianza ha dichiarato l’estinzione della pena detentiva”.